- martedì 08 Luglio 2025
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Giunta Salis a Genova: tra campo larghissimo e polemiche per la conferma di Viscogliosi

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Dopo la vittoria netta al primo turno, Silvia Salis ha annunciato la nuova giunta che guiderà Genova nei prossimi cinque anni. Una squadra che riflette l’ampiezza della coalizione che l’ha sostenuta, ma che già dalla sua composizione suscita dibattito. Il caso più discusso riguarda la conferma come assessora di Marta Viscogliosi, esponente dell’amministrazione Bucci, in un ruolo tecnico ma simbolicamente carico: una scelta che divide e apre interrogativi sul confine tra continuità amministrativa e compromesso politico.

Una giunta larga come la coalizione

La composizione della nuova giunta Salis racconta molto del momento politico che attraversa Genova. La sindaca, sostenuta da una coalizione eterogenea – Partito Democratico, lista civica personale, Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle e Riformiamo Genova – ha dovuto trovare un equilibrio tra rappresentanze politiche, competenze tecniche e promesse di rinnovamento. È la prima volta da molti anni che il centrosinistra riesce a costruire un “campo larghissimo” coeso già al primo turno. Una differenza netta rispetto alle frammentazioni che avevano segnato le precedenti tornate elettorali.

Allora il successo di Salis non è tanto il frutto della sua figura civica o del suo profilo non partitico, quanto il risultato di un equilibrio politico costruito con pazienza e lungimiranza. La sua affermazione al primo turno riflette un contesto che si è trasformato radicalmente negli ultimi due anni: dal passo indietro di Bucci a Genova, in seguito alla candidatura per la Regione, fino al logoramento della maggioranza di centrodestra dopo il caso Toti. In questo scenario, l’alleanza tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Verdi e Sinistra, e altre liste civiche ha retto l’urto della sfiducia generalizzata e ha saputo mobilitare il proprio elettorato, pur senza allargarlo in modo significativo rispetto alle regionali.

Il “campo larghissimo” che ha sostenuto Salis non è nato tanto da un’intesa programmatica, ma da una necessità strategica: fronteggiare un blocco di centrodestra ancora forte nei suoi bastioni e nella memoria recente del governo cittadino. Il voto, in questo senso, si è giocato più sulle appartenenze che sulle persone. La figura di Salis è stata importante per tenere unito il fronte, ma è la coesione dell’alleanza ad aver fatto la differenza. Una coesione costruita sulla consapevolezza di un’occasione irripetibile, più che su un vero cambio di paradigma.

Il caso Viscogliosi: continuità o contraddizione?

Ma proprio in nome di questa inclusività, la giunta ha fatto una scelta che ha sollevato più di una perplessità: il mantenimento in squadra di Marta Viscogliosi, già assessora nella giunta Bucci. Il suo nome era stato indicato nei giorni successivi al voto come possibile figura tecnica “di continuità”, ma la decisione definitiva ha comunque sorpreso molti osservatori e militanti.

Arianna Viscogliosi
Arianna Viscogliosi

Viscogliosi ha gestito deleghe delicate sotto Bucci – patrimonio, urbanistica e rigenerazione urbana – e non è mai stata identificata con le aree più ideologiche del centrodestra. Tuttavia, la sua permanenza nel governo cittadino guidato ora dal centrosinistra rappresenta un’anomalia politica, soprattutto agli occhi di una parte della base che ha votato per un cambio netto di rotta rispetto agli anni del “modello Bucci”. Perché, se è vero che Viscogliosi è una figura tecnica, è altrettanto vero che ha condiviso l’impianto urbanistico e infrastrutturale della giunta precedente – dalle scelte sul waterfront al controverso progetto dello Skymetro.

Salis ha difeso la nomina rivendicando la necessità di garantire continuità amministrativa in dossier complessi e già avviati, ma la questione resta politicamente sensibile. Per alcuni, è il segno di una reale volontà di superare le contrapposizioni sterili, per altri una concessione inaccettabile in nome dell’efficienza.

La scommessa di una giunta ibrida

Nel suo insieme, la squadra di governo unisce assessori espressione dei partiti – con ruoli distribuiti in modo proporzionale ai risultati elettorali – e figure provenienti dal mondo delle professioni, della cultura e del sociale. L’obiettivo dichiarato è di unire competenza ed esperienza politica, evitando tanto il tecnicismo senz’anima quanto la spartizione tra sigle. Ma la presenza di Viscogliosi, accanto a nuovi assessori espressi dal Movimento 5 Stelle o dalla sinistra ambientalista, mette alla prova questa coesistenza. Il rischio è che le differenze programmatiche riemergano nella gestione concreta di alcuni nodi cruciali per la città: mobilità, rigenerazione urbana, rapporti con i poteri economici locali.

La posta in gioco, dunque, va oltre la tenuta della giunta: riguarda la credibilità dell’idea stessa di “campo largo”. A Genova si sta sperimentando una formula in cui convivenza e compromesso sono la regola, non l’eccezione. Se funzionerà, potrebbe diventare un modello politico osservato anche a livello nazionale. Se invece produrrà paralisi o ambiguità, rischia di disilludere una parte importante dell’elettorato che ha creduto in un cambiamento reale.

Un’eredità ingombrante

Marco Bucci

L’aspetto forse più emblematico è che la nuova amministrazione eredita da Bucci non solo cantieri aperti e progetti urbanistici, ma anche alcune figure-chiave. In questo senso, la scelta di Salis suona come una forma di realismo istituzionale, che però ha il sapore amaro dell’ambiguità. Perché l’alternanza democratica non è solo una questione di colore politico, ma anche di indirizzo, di approccio alla città, di visione.

La giunta Salis dovrà dimostrare di non essere solo una continuazione tecnica con un nuovo volto civico, ma un’amministrazione capace di imprimere discontinuità dove serve e di dialogare senza assorbire acriticamente le logiche del passato. Questo, forse, sarà il suo banco di prova più difficile.

Una città laboratorio

In un’Italia dove il dibattito sul campo largo appare ancora fragile e spesso solo teorico, Genova si ritrova laboratorio politico vivente. La vittoria di Salis – netta, ma non bulgara – e la composizione della sua giunta mostrano quanto sia complesso trasformare un’alleanza elettorale in un progetto condiviso di governo.

La prossima sfida, per la sindaca e per la sua squadra, sarà rendere credibile questa formula, senza nascondere sotto il tappeto le sue tensioni interne. Perché Genova, più che di una vetrina di convergenze, ha bisogno di una guida capace di tenere insieme la città reale – quella che ha votato e quella che è rimasta a casa. E ogni scelta, ogni nomina, ogni messaggio che passa – anche attraverso il profilo degli assessori – conterà in questa delicata operazione di fiducia.

 

Alice Salvatore
Alice Salvatore
Alice Salvatore, è una politica “scollocata”, il concetto di scollocamento è un atto di volontaria autodeterminazione. Significa abbandonare un lavoro sicuro e redditizio, per seguire le proprie aspirazioni e rimanere coerente e fedele al proprio spirito. Alice Salvatore si è dunque scollocata, rinunciando a posti di prestigio, profumatamente remunerati, per non piegare il capo a logiche contrarie al suo senso etico e alla sua coerenza. Con spirito indomito, Alice continua a fare divulgazione responsabile, con un consistente bagaglio esperienziale nel campo della politica, dell’ambiente, della salute, della società e dell’urbanistica. La nostra società sta cambiando, e, o cambia nella direzione giusta o la cultura occidentale arriverà presto al TIME OUT. Alice è linguista, specializzata in inglese e francese, ha fatto un PhD in Letterature comparate Euro-americane, e macina politica ed etica come respira.
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