- martedì 08 Luglio 2025
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Turismo in Italia 2025: record storico… ma a quale costo?

L’estate 2025 si preannuncia come la più affollata di sempre per il nostro Paese. Secondo l’ENIT, l’Italia accoglierà oltre 36 milioni di visitatori internazionali tra giugno e settembre. È un picco storico, che supera persino i numeri pre-Covid. A guidare la classifica ci sono Stati Uniti, Germania e Regno Unito, ma aumentano anche gli arrivi da paesi come India e Brasile, spinti da pacchetti accessibili e nuove rotte aeree. Se da un lato il turismo resta una delle colonne dell’economia italiana, dall’altro si fanno strada timori sempre più concreti: riusciremo a sostenere tutto questo afflusso?

La questione è delicata. Perché non è solo una questione di numeri. È una questione di equilibrio. Di vivibilità. E, soprattutto, di scelte politiche e urbanistiche.

Cosa significa davvero “overtourism”

Il termine “overtourism” (che possiamo tradurre con ‘sovraffollamento turistico’) è entrato nel vocabolario globale solo negli ultimi anni, ma descrive un fenomeno ben noto a chi vive nei luoghi più visitati del pianeta. Si verifica quando il numero di turisti supera la capacità di carico sociale, ambientale o infrastrutturale di una destinazione. Gli effetti? Servizi pubblici al collasso, traffico paralizzato, aumento dei prezzi degli affitti, spazi pubblici ridotti a set fotografici. Ma anche un senso diffuso, tra i residenti, di non appartenenza alla propria città.

Non si tratta solo di disagio: in molte realtà, l’overtourism compromette la qualità della vita e la coesione sociale. Alcuni quartieri cambiano pelle, diventando vetrine per turisti e luoghi invivibili per chi ci abita. Le case vengono convertite in B&B, i negozi storici lasciano il posto a souvenir tutti uguali. A farne le spese sono spesso le fasce più fragili, costrette a spostarsi altrove.

Quando il record diventa rischio

Il turismo è importante. Nessuno lo mette in dubbio. Ma un record di presenze non è sempre una buona notizia. A Venezia, i picchi giornalieri di visitatori sfiorano i 100 mila. A Roma, il Colosseo è già sold out per quasi tutta l’estate. A Firenze, i residenti lamentano difficoltà a prendere un autobus, a fare la spesa, persino a camminare. In queste condizioni, il turismo rischia di diventare una forma di pressione insostenibile.

A preoccupare è anche la concentrazione: i grandi flussi si dirigono sempre verso le stesse mete, mentre moltissimi luoghi restano ai margini, invisibili. Il risultato è un doppio spreco: da un lato si impoverisce l’esperienza del turista, che vive code e folla. Dall’altro si perdono opportunità per territori ricchi di cultura, natura e accoglienza.

Cosa si sta facendo (e cosa funziona)

Alcune città stanno tentando contromisure. Venezia ha introdotto un ticket d’ingresso di 5 euro per i visitatori giornalieri, applicato nei weekend più critici. Pompei ha fissato un tetto massimo di visitatori al giorno, con turni orari per evitare assembramenti. A Sirmione, sul Lago di Garda, sono comparsi i “tutor di strada”: volontari con gilet gialli che regolano i flussi e spiegano ai turisti come comportarsi.

Misure simboliche? Forse. Ma in alcuni casi funzionano. Perché fanno passare un messaggio: l’accesso a un luogo non è illimitato. Ha un costo. E un impatto.

Anche altrove in Europa si sperimentano anche soluzioni più sistemiche. A Barcellona e Lisbona sono stati imposti limiti agli affitti brevi. In Grecia, alcune isole chiedono contributi ambientali ai visitatori. Amsterdam ha ridotto il numero di navi da crociera e promuove il turismo invernale. Queste politiche, se ben comunicate, aiutano a distribuire il carico turistico e a ristabilire una convivenza più equa tra chi arriva e chi resta.

E in Italia?

Nel nostro Paese, il dibattito è acceso ma frammentato. Ogni Comune si muove a modo suo, spesso in ritardo. Manca una regia nazionale, una visione di lungo periodo. Eppure le soluzioni ci sono. Promuovere mete alternative. Allungare la stagione turistica. Introdurre limiti negli affitti. Usare la tecnologia per monitorare i flussi in tempo reale. Investire in trasporti pubblici e in educazione turistica. Ma serve anche un patto tra le amministrazioni, gli operatori e i residenti. Perché senza consenso sociale, ogni misura rischia di fallire.

La voce dei territori

Parlano i numeri, ma parlano anche le persone. Elena, residente a Firenze, racconta: “d’estate evitiamo il centro. È diventato invivibile. I bus passano pieni, i supermercati sono assaliti. Sembra che la città non sia più nostra.” Marco, che gestisce un agriturismo in Umbria, è invece fiducioso: “noi abbiamo scelto un altro modello. Offriamo esperienze lente, relazioni vere. I turisti lo apprezzano. C’è spazio per un turismo diverso.”

Ed è proprio qui che si apre una possibilità. Fare turismo non significa riempire luoghi. Significa prendersene cura. Raccontarli. Condividerli. E per farlo serve tempo, rispetto, ascolto.

Il futuro che scegliamo

Il turismo può essere un’opportunità, oppure un problema. Dipende da come lo gestiamo. L’estate 2025 ci lancia una sfida: crescere senza distruggere. Accogliere senza invadere. Offrire senza perdere identità. Perché dietro ogni numero c’è una città, una comunità, un paesaggio che merita di essere vissuto. Non solo visto.

Su Eywa, la divulgazione responsabile, continueremo a monitorare il fenomeno, raccogliere storie, suggerire pratiche sostenibili. Perché il turismo, come ogni forma di convivenza, è una scelta. E le scelte migliori si fanno con consapevolezza.

 

Alice Salvatore
Alice Salvatore
Alice Salvatore, è una politica “scollocata”, il concetto di scollocamento è un atto di volontaria autodeterminazione. Significa abbandonare un lavoro sicuro e redditizio, per seguire le proprie aspirazioni e rimanere coerente e fedele al proprio spirito. Alice Salvatore si è dunque scollocata, rinunciando a posti di prestigio, profumatamente remunerati, per non piegare il capo a logiche contrarie al suo senso etico e alla sua coerenza. Con spirito indomito, Alice continua a fare divulgazione responsabile, con un consistente bagaglio esperienziale nel campo della politica, dell’ambiente, della salute, della società e dell’urbanistica. La nostra società sta cambiando, e, o cambia nella direzione giusta o la cultura occidentale arriverà presto al TIME OUT. Alice è linguista, specializzata in inglese e francese, ha fatto un PhD in Letterature comparate Euro-americane, e macina politica ed etica come respira.
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