Il 2025 ci ha lasciato un bilancio chiaro: mentre l’Europa avviava la deregolamentazione delle nuove tecniche genomiche (NGT, New Genomic Techniques), aprendo un quadro che rischia di aumentare la pressione brevettuale sulle sementi, mentre gli allevamenti intensivi continuavano a contribuire a un fenomeno di antibiotico-resistenza che provoca circa dodicimila decessi annui in Italia, mentre algoritmi proprietari entravano nei campi senza regole comuni, dal basso emergevano alternative concrete. Non manifesti ma pratiche: banche semi comunitarie, pascoli rigenerativi, piattaforme dati aperte.
Il green non si dichiara, si coordina. E questo articolo non è una visione futuribile ma un manuale operativo per il 2026, costruito su ciò che già funziona e può essere moltiplicato. Tre fronti, un unico obiettivo: riprendersi l’autonomia su cibo, terre e decisioni.
Semi: dalla dipendenza brevettuale agli scambi locali
In Italia migliaia di varietà locali stanno sparendo dai cataloghi ufficiali. Pomodori che per generazioni hanno resistito alla siccità pugliese, fagiolini che reggevano i quaranta gradi delle estati emiliane, grani adattati ai microclimi appenninici. Spariti. Non perché inutili, ma perché non commercialmente scalabili per i colossi sementieri che controllano varietà brevettate. Varietà che promettono resilienza climatica ma vincolano gli agricoltori a licenze annuali; varietà che falliscono proprio in quei territori marginali che poi sono la maggioranza del paese.
Il paradosso è netto: mentre gli ibridi industriali collassano al primo stress idrico, i semi tramandati per decenni dimostrano adattamenti che nessun laboratorio può replicare in tempi brevi.
La soluzione esiste già, e funziona. Il progetto LIFE SEEDFORCE lavora con una rete di banche del germoplasma e partner europei per la conservazione ex situ (cioè fuori dal loro ambiente naturale, in strutture dedicate) e per azioni di ripristino di specie vegetali. La banca semi CNR-IBBR (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Bioscienze e Biorisorse) di Bari custodisce cinquantaseimila accessioni mediterranee, un patrimonio genetico che potrebbe salvare interi sistemi agricoli. La normativa europea sulle varietà da conservazione consente lo scambio non commerciale e, in alcuni casi, la vendita locale delle sementi tradizionali senza una registrazione nei cataloghi industriali.
E poi ci sono le pratiche dal basso. Nell’area mantovana, consorzi agrituristici e reti rurali organizzano scambi stagionali tra i custodi di varietà antiche e giovani agricoltori. A Roma, reti di ortisti urbani scambiano pomodori adattati a stress idrico e fagiolini che reggono i trentacinque gradi. Non è nostalgia: è costruire resilienza varietale mentre i cataloghi industriali si impoveriscono.
Cosa fare nel 2026. Organizza un plant crossing nella tua provincia: contatta consorzi agrituristici, orti urbani, associazioni ambientaliste. Serve solo uno spazio pubblico, un calendario condiviso, volontari che documentino varietà scambiate con foto e schede agronomiche. Non è folklore: è infrastruttura di autonomia alimentare.
Se hai un orto, urbano o rurale, inizia a conservare semi di varietà che performano bene nel tuo microclima invece di ricomprarle ogni anno. Impara le tecniche base della selezione: scegli piante più vigorose, con frutti più numerosi o resistenti agli stress locali, conserva quei semi. In tre-quattro generazioni otterrai adattamenti specifici che nessun ibrido commerciale può davvero replicare.
Cerca banche i semi territoriali della tua regione. Se non esistono, proponi alla biblioteca comunale o alla casa di quartiere di ospitarne una: servono solo cassetti etichettati, protocollo di scambio basato su reciprocità, e qualche volontario formato sulla conservazione e la legislazione. Il CNR-IBBR offre consulenze gratuite per caratterizzare varietà locali.
Usa mercati contadini per comprare semi di varietà da conservazione dai piccoli produttori: la normativa europea, in alcuni casi e entro limiti stabiliti, consente la vendita locale di sementi tradizionali senza previa registrazione nei cataloghi ufficiali. Ogni acquisto sostiene economie circolari basate sulla biodiversità invece che sulle royalties dei brevetti.
Natura digitale: citizen science e algoritmi aperti
L’intelligenza artificiale nei campi potrebbe essere una vera e propria rivoluzione: per ottimizzare le rese, ridurre i pesticidi, prevedere gli stress idrici. Potrebbe. Invece sta replicando le stesse logiche estrattive che hanno concentrato il controllo sulle sementi. Piattaforme private raccolgono dati agronomici che diventano asset proprietari, algoritmi opachi suggeriscono decisioni senza spiegare quali siano le logiche, i piccoli produttori diventano esecutori di sistemi che non controllano, né conoscono.
Il green si fa, non si vende come servizio proprietario.
Eppure le alternative sono già operative. Studi e sperimentazioni europee indicano che strumenti decisionali basati su dati aperti possono migliorare le rese e ridurre i consumi idrici in contesti sperimentali. Iniziative di open agrifood data e tracciabilità digitale pubblica stanno sperimentando modelli alternativi alla filiera proprietaria, anche attraverso registri distribuiti (blockchain pubbliche che permettono di tracciare informazioni in modo trasparente e non modificabile).
A Roma, il progetto ReATTIVI permette ai cittadini di monitorare: aria, suolo, acqua, generando dataset che possono sollecitare verifiche e interventi di ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e delle amministrazioni pubbliche. Progetti del CNR sui laghi coinvolgono le scuole in monitoraggi che integrano campionamenti istituzionali sporadici. È la Citizen science: i cittadini che fanno scienza raccogliendo dati ambientali secondo protocolli scientifici robusti, contribuendo alla ricerca pubblica.
Cosa fare nel 2026. Scarica ReATTIVI o app di citizen science simili nella tua città. Dedica venti minuti alla settimana al rilevamento della qualità dell’aria nel tuo quartiere, dei parametri di suolo nei parchi pubblici, dello stato dei corsi d’acqua locali. Condividi i dati su piattaforme aperte, open-source: quando centinaia di cittadini documentano la stessa criticità, le amministrazioni non possono più ignorarla.
Se sei un agricoltore, cerca cooperative o consorzi che sviluppano piattaforme dati collettive invece di affidarti a servizi proprietari gratuiti che monetizzano le tue informazioni. Condividi i dati agronomici anonimizzati con ricercatori pubblici: contribuisci ad addestrare algoritmi open-source invece di arricchire database privati.
Proponi alle scuole del territorio progetti di monitoraggio ambientale continuativo: gli studenti formati su protocolli scientifici solidi generano dati utilizzabili dai ricercatori, imparano il metodo scientifico applicato alle urgenze locali, costruiscono consapevolezza ecologica basata su evidenze anziché slogan.
Pretendi che le amministrazioni comunali rendano pubblici i dati ambientali georeferenziati: la qualità aria in tempo reale, le analisi del suolo in aree verdi, lo stato delle falde acquifere. Questi dati esistono già ma restano chiusi in report tecnici talvolta inaccessibili. La trasparenza obbliga a intervenire e permette ai cittadini di verificare l’efficacia delle politiche intraprese.
Animali: da unità produttive a rigeneratori territoriali
Allevamenti intensivi: capannoni dove migliaia di animali sono considerati unità produttive, non più esseri viventi. Il bilancio è documentato e devastante. Aumento del rischio di zoonosi (malattie che passano dagli animali all’uomo), contributo a dinamiche di antibiotico-resistenza associate in Italia a circa dodicimila decessi annui, inquinamento da reflui, emissioni climalteranti, negazione totale del benessere animale. Le normative migliorano sulla carta ma le applicazioni slittano, come dimostrano i continui rinvii e le applicazioni solo parziali del Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA).
Ma esiste un’altra strada, già percorsa e funzionante. La zootecnia rigenerativa che integra gli animali in sistemi misti estensivi, dove ruminanti al pascolo gestito rigenerano i suoli degradati attraverso una concimazione localizzata, il calpestio controllato, la selezione vegetale. Non è teoria: studi su aziende convertite documentano il recupero della fertilità del suolo in tre-cinque anni, una riduzione drastica degli input chimici, e l’aumento del sequestro carbonico.
Un pascolo rotazionale funziona così: mucche che pascolano una porzione di terreno per pochi giorni, poi vengono spostate. Il suolo si riprende, l’erba ricresce più fitta, le radici vanno più in profondità sequestrando carbonio. Gli animali fertilizzano naturalmente, selezionano le specie vegetali più nutrienti, compattano leggermente il terreno favorendo l’infiltrazione dell’acqua. Dopo tre anni, un campo degradato diventamecosistema funzionante.
Il green si fa rigenerando, non intensificando. La PAC (Politica Agricola Comune) 2023-2027 incentiva questi modelli tramite degli eco-schemi, riconoscendo che estensivo non significa inefficiente se correttamente gestito.
Cosa fare nel 2026. Se compri carne, latte e uova, cerca i produttori locali che praticano la zootecnia estensiva. Non fidarti di claim generici: chiedi di visitare l’azienda, verifica la presenza di pascoli effettivi, le rotazioni programmate, l’integrazione con coltivazioni. Molti piccoli allevatori estensivi non hanno certificazioni costose ma adottano pratiche trasparenti facilmente verificabili sul posto.
Crea o aderisci a gruppi di acquisto solidale (GAS) che si impegnano a comprare prodotti da allevamenti rigenerativi a prezzi equi concordati annualmente. Questa stabilità commerciale permette ai produttori di investire in conversioni che richiedono anni per consolidarsi. Non è beneficenza, è reciprocità: tu ottieni qualità e trasparenza, loro più certezza economica per cambiare rotta.
Se hai accesso a terre incolte o sottoutilizzate, proponi ai comuni o agli enti gestori accordi per il pascolo controllato con gli allevatori locali. Molte aree marginali degradate potrebbero essere rigenerate da ruminanti gestiti con rotazioni programmate, riducendo il rischio di incendi e recuperando fertilità per usi futuri.
Supporta ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) o cooperative sociali che coordinano reti di mutuo aiuto per transizioni zootecniche: condivisione di attrezzature, formazione su gestione rigenerativa, accesso a pascoli collettivi. Questi supporti riducono barriere economiche che impediscono conversioni.
Pretendi che le ASL locali pubblichino i dati su antibiotico-resistenza rilevata in allevamenti del territorio, l’incidenza di patologie correlate a sistemi intensivi, verifiche sul benessere animale. La trasparenza obbliga il settore a migliorare e permette ai consumatori di scegliere informati.
Il green si fa collegando buone pratiche
Ogni azione proposta ha un ritorno immediato misurabile: un’autonomia acquisita da oligopoli, dipendenza ridotta da input industriali, conoscenza democratizzata anziché “estratta”. Non serve aspettare delle politiche dall’alto o rivoluzioni tecnologiche.
Il 2026 inizia quando organizzi il primo plant crossing nella tua provincia, quando scarichi ReATTIVI per documentare l’inquinamento nel tuo quartiere, quando cerchi l’allevatore estensivo più vicino invece di comprare al supermercato. Inizia quando convinci la biblioteca comunale a ospitare una banca dei semi, quando proponi alla scuola di tuo figlio il monitoraggio del fiume locale, quando crei un gruppo di acquisto per sostenere chi converte la sua attività verso la zootecnia rigenerativa.
Le evidenze scientifiche validano tutte queste pratiche. La domanda non è se funzionano ma se riusciamo a coordinarle prima che le concentrazioni brevettuali, le piattaforme proprietarie e le logiche estrattive consolidino irreversibilmente il loro controllo sui sistemi alimentari.
Il manuale operativo del 2026 è questo: semi liberi, dati aperti, animali rigenerati e rigenerativi.
Scegli un’azione, inizia domani. Il green si fa, non si dice.
Bibliografia essenziale
Eywa Divulgazione – Alice Salvatore, Chi controlla i semi, controlla il cibo, 16 aprile 2025
Analisi critica sulla concentrazione del controllo sementiero, brevetti e biodiversità agricola.
Accordo politico UE (dicembre 2025) sul nuovo quadro normativo per le New Genomic Techniques (NGT)
Inclusi i nodi su tracciabilità, brevetti e accesso alle sementi.
Dati ufficiali AIFA sull’antibiotico-resistenza in Italia
Basati su stime ECDC: circa 12.000 decessi annui associati al fenomeno.
Pagina istituzionale del CNR–IBBR sulle banche del germoplasma
Oltre 56.000 accessioni vegetali conservate, con focus su biodiversità agricola mediterranea.
Scheda ufficiale del progetto LIFE SEEDFORCE
Conservazione ex situ, ripristino di specie vegetali e rete europea di banche del germoplasma.
Ricerche Fraunhofer su agricoltura digitale
Sistemi decisionali basati su dati aperti e sperimentazioni per riduzione input idrici e chimici.
Quadro ufficiale della Politica Agricola Comune 2023–2027
Con riferimento agli ecoschemi per pascolo, estensivizzazione e pratiche agro-ecologiche.

