- lunedì 01 Dicembre 2025
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Sostenibilità e sviluppo ambientale come rigenerazione: l’economia “Nature Positive”

Dallo sviluppo sostenibile all’economia rigenerativa: la natura come capitale vitale, non come costo.

Il senso profondo dello sviluppo sostenibile

Il nostro tempo sta riscoprendo valori profondi, nel tentativo di ricucire relazioni che per troppo tempo sono state trascurate. A partire dagli anni ’80, sulla scena internazionale ha preso forma un nuovo modo di intendere il benessere: lo sviluppo sostenibile, un concetto che si fonda su tre principi essenziali.
Il primo è il dovere verso le generazioni future, che impone di consegnare loro un pianeta vivibile. Il secondo è il senso di appartenenza a un sistema più grande, che sostituisce l’idea di possesso con quella di responsabilità condivisa. Il terzo, infine, è la necessità di un approccio unitario alle politiche ambientali, che non possono più essere separate dallo sviluppo economico e sociale.

La crisi ambientale e la necessità di uno sguardo costruttivo

La coscienza ambientale è cresciuta, così come l’emergenza che abbiamo davanti. È quindi legittimo domandarsi se sia stato fatto davvero abbastanza e, allo stesso tempo, è necessario affrontare questa crisi con uno sguardo costruttivo, trasformando la consapevolezza in forza e determinazione.
Per decenni abbiamo parlato di riduzione della CO₂ come se tutto potesse risolversi limitando il fumo dai camini e piantando alberi; eppure, nonostante le compensazioni e la corsa verso la cosiddetta neutralità carbonica, la crisi ecologica continua ad avanzare. Il modello di sviluppo sostenibile è stato interpretato in modo parziale e questa impostazione rivela una domanda inevasa: cosa non è stato compreso fino in fondo?

Dallo sviluppo sostenibile all’economia rigenerativa

Forse è arrivato il momento di dirlo chiaramente: non basta smettere di togliere, bisogna iniziare a restituire. Il Report dell’Agenda 2030, firmata da 193 Paesi delle Nazioni Unite, parla senza equivoci: i risultati sono insufficienti.
E quando si osservano le “5 P” – Pianeta, Pace, Persone, Prosperità, Partnership – emerge con forza l’interdipendenza tra Pianeta, Pace e Persone. Una relazione che richiama a una responsabilità più autentica e umana.

Rimettere l’ecosistema al centro

Una speranza c’è, e per comprenderla è necessario rivedere la nostra idea di ecosistema, ricomporne i principi e – con rispetto e umiltà – rimetterlo al centro quale sistema fondante di ogni forma di vita.
Perché rigenerare è infinitamente più complesso che riqualificare. È questa la logica dell’economia Nature Positive, il nuovo paradigma sostenuto da ONU, Unione Europea e World Economic Forum, secondo cui metà del PIL mondiale – circa 44 mila miliardi di dollari – dipende da ecosistemi sani.
Ogni euro investito in rigenerazione ambientale ne genera da 4 a 38 in valore aggiunto: la natura non è un costo, ma il capitale più redditizio che abbiamo.

L’agenda globale per la rigenerazione

Il Global Biodiversity Framework approvato dalla Cop15 ONU segna la rotta: entro il 2030 fermare o invertire la perdita di biodiversità, proteggendo almeno il 30% delle aree terrestri e marine.
L’Unione Europea ha già inserito questo obiettivo nelle proprie strategie 2030, con un piano per un’economia Nature Positive basato su agricoltura rigenerativa, rinaturalizzazione urbana e crediti di natura.

La trasmissione fiduciaria della natura

Per diventare realtà, tale paradigma deve superare sia il vecchio modello carbon-centrico sia l’idea di risorsa come strumento e riconoscere il principio ecosistemico come fondamento della vita.
Herman Daly, considerato il padre della teoria dello sviluppo sostenibile, ha introdotto un concetto fondamentale: la “trasmissione fiduciaria di una natura intatta”. Il pianeta non ci appartiene: ci è affidato con l’impegno di consegnarlo alle generazioni future nelle stesse condizioni in cui lo abbiamo ricevuto.

Capitale naturale e rigenerazione

Da questa idea derivano due principi chiave. Il primo riguarda la velocità di prelievo, che deve corrispondere alla capacità della natura di rigenerarsi. Il secondo riguarda la produzione dei rifiuti, che non deve mai superare la capacità di assorbimento degli ecosistemi.
La chiave è riconoscere il capitale naturale come bene primario: quando viene intaccato e non mantenuto, si passa dallo sviluppo al consumo del capitale stesso, cioè alla non sostenibilità.

Dalla consapevolezza alla coerenza

Il modello originario della sostenibilità includeva già il principio della rigenerazione, cioè la necessità di equilibrare i consumi al ritmo naturale delle risorse.
Oggi, di fronte a una crisi ambientale globale, siamo chiamati a una coerenza assoluta e a una comprensione più profonda di cosa significhi essere davvero sostenibili. Solo una conoscenza consapevole può trasformarsi in azione responsabile.

Oltre la CO₂: una visione sistemica

La contabilità della CO₂ è necessaria ma non sufficiente: un ecosistema non è solo un serbatoio di carbonio, ma un organismo complesso fatto di acqua, microbi, radici e relazioni.
Molte aziende si definiscono carbon neutral, ma prosciugano falde, cementificano o deforestano. Ridurre tutto a una cifra è come valutare una sinfonia contando le note.

Esempi di rigenerazione reale

In Costa Rica, progetti di riforestazione e turismo ecologico hanno rigenerato oltre un terzo delle foreste pluviali in 30 anni. Nei Paesi Bassi, il ripristino delle zone umide ha ridotto i rischi di alluvione e migliorato la qualità dell’acqua.
In Emilia-Romagna stanno nascendo esperienze di agricoltura rigenerativa che riportano fertilità ai suoli e biodiversità agli ecosistemi agricoli: dimostrazione che produttività e rispetto per la terra possono convivere.

Il caso Rimini e la rigenerazione urbana

Anche le città possono rigenerare. A Rimini, il nuovo Parco del Mare ha restituito permeabilità a 50mila metri quadrati di suolo e rimosso ampie aree cementificate.
Il progetto, riconosciuto come best practice dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), mostra che la sostenibilità si traduce in risultati tangibili quando visione e azione procedono insieme.
Le tecniche adottate – dette “desealing” – prevedono la sostituzione di superfici impermeabili con aree verdi e drenanti, capaci di trattenere l’acqua piovana e migliorare la resilienza urbana.

La trasformazione più difficile: quella culturale

La trasformazione più difficile non è tecnologica, ma culturale.
Come ricordava Lynton K. Caldwell (1995):

“La crisi ambientale è una manifestazione esteriore di una crisi della mente e dello spirito… la crisi riguarda il tipo di creature che vogliamo diventare e che cosa dobbiamo fare per poter sopravvivere.”

Generare impatto positivo

L’economia Nature Positive non è una nuova etichetta da aggiungere nei bilanci, ma un invito a cambiare prospettiva. Significa passare dalla logica della colpa a quella della corresponsabilità, spostando il focus dal “ridurre l’impatto” al “generare impatto positivo”.
Non basta contenere l’impronta ecologica: serve lasciare un’impronta che rigenera. Ridurre la CO₂ può rallentare la crisi, ma solo una società capace di restituire vita e riparare ciò che ha consumato potrà salvarsi.

Bibliografia essenziale

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Disponibile su: https://www.hoepli.it/libro/ecologia/9788860085856.html

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Disponibile su: https://www.carocci.it/prodotto/introduzione-alla-biofilia-2?srsltid=AfmBOorZqIy78j9KkAKsj7lZ_KOBSsFtR6JAnMi-FvqHUCZMTseyUtEp

Sadava, D., Heller, H. C., Hillis, D. M., Hacker, S. (2020). La nuova Biologia Blu. Zanichelli. ISBN 978-8808964304.
Disponibile su: https://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/la-nuova-biologia-blu

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Carbonio fantasma. La faccia nascosta della lotta al cambiamento climatico (2024).
https://eywadivulgazione.it/carbonio-fantasma-la-faccia-nascosta-della-lotta-al-cambiamento-climatico/

Biodiversità e finanza naturale: il nuovo mercato della vita (2024).
https://eywadivulgazione.it/biodiversita-e-finanza-naturale-il-nuovo-mercato-della-vita/

Regolamento sugli imballaggi: riciclabilità entro il 2030 o ennesima illusione circolare? (2025).
https://eywadivulgazione.it/regolamento-sugli-imballaggi-riciclabilita-entro-il-2030-o-ennesima-illusione-circolare/

Resilienza climatica e adattamento: l’arte di sopravvivere alle nostre stesse scelte (2025).
https://eywadivulgazione.it/resilienza-climatica-e-adattamento-larte-di-sopravvivere-alle-nostre-stesse-scelte/

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