- lunedì 01 Dicembre 2025
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Posidonia: la foresta che respira sotto il Mar Ligure

La Posidonia oceanica non deve diventare un fastidio da spazzare via, ma la foresta invisibile che permette al Mediterraneo di respirare.

La Posidonia oceanica è la foresta invisibile che permette al Mediterraneo di prosperare e respirare. Questa straordinaria pianta è il più potente alleato del Mar Ligure, un baluardo di salute le cui praterie offrono ossigeno vitale e proteggono le nostre coste. Le sue foglie spiaggiate, le cosiddette banquette, sono un dono naturale, un segno della presenza di un ecosistema marino vivo e funzionante. La piena comprensione del suo ruolo ecologico e della sua vulnerabilità è quindi fondamentale per la definizione di strategie efficaci di conservazione e gestione costiera.

Sotto il sole di luglio, i bagnanti sulle spiagge affollate arricciano il naso alla vista degli accumuli di detrito vegetale che si vedono sempre più spesso. Queste piante nere e secche vengono spesso rimosse da comuni e operatori turistici per offrire aree ricreative “pulite” e più gradevoli. Quella “sporcizia” ha un nome ben preciso: Posidonia spiaggiata.

La sua sensibilità a qualsiasi alterazione della qualità dell’acqua la rende un indicatore prezioso della salute costiera ed è la prova più evidente che il Mar Ligure, sotto la superficie, sta ancora respirando.

Ma allora, cos’è davvero la Posidonia e perché è così importante per il nostro mare?

Posidonia: una pianta, non un’alga

Spesso confusa con le alghe, la Posidonia oceanica è in realtà una pianta completa, complessa ed evoluta. Prospera dai primi metri di profondità, dai 0-30 metri fino ai 40-45 metri in acque molto limpide.

A differenza delle alghe, possiede vere radici per ancorarsi al fondale, un fusto (rizoma) e lunghe foglie nastriformi che possono superare il metro. E, come le piante terrestri, fiorisce e produce dei frutti: le “olive di mare”. È proprio grazie a questa struttura completa che può svolgere funzioni vitali insostituibili.

Il polmone e la culla del Mar Mediterraneo

Le praterie di Posidonia sono spesso chiamate polmoni del Mediterraneo” perché producono grandi quantità di ossigeno e assorbono anidride carbonica tramite la fotosintesi. Possono generare da 4 a 20 litri di ossigeno al giorno per metro quadro di prateria, classificandosi come la pianta marina del Mediterraneo più efficace nella fissazione e nello stoccaggio del carbonio.

Le sue foglie, dondolando, agiscono come un cuscino naturale frenando il moto ondoso e proteggendo la costa dall’erosione. Inoltre, la prateria contribuisce a mantenere l’acqua più limpida. Infatti, l’intrico di rizomi trattiene la sabbia, tenendo il substrato legato, proteggendolo dalle mareggiate.

Tra queste fronde trovano rifugio centinaia di specie: avannotti, cefali, donzelle, saraghi, piccoli crostacei e molluschi: per questo la prateria viene definita l’asilo nido del mare dove crescere al sicuro. Può ospitare fino a 350 specie diverse, pari a circa il 25% di tutte le specie viventi nel nostro mare. Senza queste foreste marine, il nostro mare sarebbe un ambiente molto più povero, fragile e silenzioso.

Nonostante la sua cruciale importanza, le praterie marine sono oggi in preoccupante regressione. Nel Mar Mediterraneo, si calcola che dal 1960 ad oggi sia stato perso tra il 10% e il 38% della sua superficie totale. Considerando tutte le fanerogame marine, la perdita complessiva in questo periodo  oscilla tra il 13% e il 50%.

Posidonia in Liguria: un tesoro ambientale a rischio

Un tempo, lungo quasi tutta la costa ligure, le praterie di Posidonia si estendevano in modo più continuo. Oggi ne rimangono ancora molte, ma distribuite a macchie, a causa dell’alternanza tra promontori rocciosi e piccole baie sabbiose. Su 26 corpi idrici monitorati dalla regione, ben 16 ospitano praterie di Posidonia: in totale 19 praterie mappate, da Capo Mortola a Bordighera, da Sanremo fino al Levante.

Per la Posidonia, che prospera solo in acque limpide e stabili, questa pressione rappresenta una sfida costante. Ed è proprio tale fragilità a renderla preziosa: la sua salute è una fedele cartina di tornasole che abbiamo per leggere, in tempo reale, lo stato ecologico del Mar Ligure.

Materia organica, non sporco da rimuovere

Il ciclo vitale della Posidonia continua anche fuori dall’acqua. Quando le foglie vecchie cadono e arrivano a riva si trasformano in uno scudo naturale. Ossidandosi e scurendosi, formano le cosiddette banquette. Questi accumuli smorzano la forza delle onde, impedendo al mare di portarsi via la spiaggia, specialmente durante le mareggiate invernali e offre rifugio a una ricca microfauna.

La sua presenza non è segno di degrado, ma la firma vitale di un ecosistema sano con cui è fondamentale imparare a convivere per tutelare le nostre coste.

Oltre a coesistere con le foglie spiaggiate, la sfida urgente è riportare la foresta in vita sul fondo del mare, là dove sta scomparendo.

La sfida della rinascita: si può riforestare il mare?

Se in passato abbiamo perso ettari di praterie, possiamo farle tornare? È la domanda che ricorre, soprattutto in Liguria. Qui, il declino della Posidonia è diventato evidente negli ultimi decenni, portando alla nascita di diversi progetti di ripristino ambientale.

Oggi la regione lavora su due fronti: la tutela passiva, cioè aree protette e regolamenti che impediscono nuovi danni, e il restauro attivo, ovvero il trapianto di Posidonia oceanica in quei fondali del Mar Ligure dove la prateria è scomparsa o fortemente degradata.

L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL) ha avviato un monitoraggio continuo delle praterie di Posidonia oceanica lungo tutta la costa già nel 2002, rilevando lo stato di salute dei fondali ogni tre anni. A partire dal 2008, la Posidonia stessa è stata ufficialmente integrata come bioindicatore sistematico della qualità ambientale, in applicazione della Direttiva 2000/60/CE. Questo rende la pianta marina uno degli strumenti più importanti per la valutazione dello stato delle acque costiere della regione.

A proteggere ciò che resta intervengono anche le tre Aree Marine Protette della Liguria: Portofino, Isola di Bergeggi e Cinque Terre. In tutte, la tutela della Posidonia è una priorità: dalle boe eco-compatibili per fermare gli ancoraggi selvaggi ai divieti di pesca nelle aree delicate. Questi parchi marini agiscono come veri e propri scudi. Portofino regolamenta gli ormeggi e le immersioni; Bergeggi partecipa a interventi di riforestazione marina; le Cinque Terre proteggono le praterie residue di Punta Mesco, uno degli ultimi lembi storici del territorio.

Negli ultimi anni, proprio qui, sono stati avviati alcuni dei progetti più innovativi di riforestazione marina d’Italia: biologi, subacquei scientifici, associazioni e amministrazioni lavorano insieme per reimpiantare piccole talee in fondali preparati e protetti.

Anche se i suoi tempi di reazione sono lenti, crescendo di pochi centimetri l’anno, la Posidonia è sorprendente. Se le condizioni migliorano, riparte. Si estende lentamente, riconquista il fondale, torna dov’era stata cancellata. È lenta, ma tenace.

Il messaggio è chiaro: la natura risponde, se la si mette nelle condizioni di farlo.

La foresta che protegge le nostre coste

La Posidonia è una foresta sommersa che opera in silenzio per garantire l’equilibrio ecologico, la biodiversità e la salute delle nostre coste. Proteggerla significa difendere le spiagge dove camminiamo, contribuire a ridurre l’inquinamento dell’aria e assicurare alle future generazioni il diritto di godere di un ambiente marino sano. In una regione come la Liguria, con una costa fragile e iper-sfruttata, la Posidonia funge da vero e proprio campanello d’allarme e alleato più potente.

Proteggere la Posidonia significa, in definitiva, proteggere noi stessi, poiché l’ecosistema sopravvive solo finché le sue foreste sottomarine continuano a respirare.

Bibliografia

 

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