- lunedì 01 Dicembre 2025
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Resilienza climatica e adattamento: l’arte di sopravvivere alle nostre stesse scelte

La resilienza è diventata il mantra politico ed economico del clima. Ma adattarsi non basta: serve trasformare i nostri modelli di vita e produzione.

La chiamano resilienza climatica, e suona bene. Solida, moderna, quasi eroica. È la parola con cui governi e aziende si autoincoronano “pronte per il futuro”, anche se il futuro che ci aspetta è il risultato diretto delle loro politiche di ieri.

Ma più la pronunciamo, più perde senso. Perché dietro la retorica della resilienza si nasconde una verità scomoda: ci stiamo abituando al disastro. Abbiamo imparato ad adattarci al cambiamento climatico, invece di prevenirlo.

Negli ultimi anni “adattamento” è diventato il nuovo mantra della politica climatica. Si moltiplicano i Piani nazionali di adattamento, le città “climate ready”, le infrastrutture “resilienti”. Tutto necessario, certo. Ma anche pericolosamente consolatorio.

Come se bastasse alzare gli argini per non vedere il mare che sale. Come se fosse normale rassegnarsi all’idea di un pianeta in perenne stato febbrile.

Secondo il Rapporto IPCC 2023 (il principale organismo scientifico internazionale che studia il cambiamento climatico per conto delle Nazioni Unite), le ondate di calore sono aumentate di oltre il 30% per frequenza e durata negli ultimi vent’anni, e le perdite economiche da eventi estremi superano i 300 miliardi di dollari all’anno. L’adattamento è vitale, ma da solo non basta. Non possiamo costruire muri per resistere all’acqua e intanto continuare a bruciare fonti fossili.

La resilienza climatica non dovrebbe essere la capacità di tornare come prima, ma di cambiare finalmente strada.

Il linguaggio del potere, però, parla un’altra lingua: “governance del rischio”, “climate readiness”, “resilienza operativa”.

Tradotto: sopravvivere abbastanza da poter continuare a fare business.

L’economia si è già impossessata del concetto: sono nati fondi dedicati, assicurazioni climatiche, indicatori finanziari per misurare la “robustezza” dei territori. L’Unione Europea, nel suo Climate Adaptation Strategy, parla di investimenti per città più resistenti e agricolture più flessibili. Ma la verità è che la resilienza è diventata un prodotto finanziario. Abbiamo messo in commercio anche la capacità di sopravvivere.

Il problema è che non tutti possono permettersela.

Secondo il Programma ONU per l’Ambiente (UNEP, 2024 United Nations Environment Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che coordina le politiche ambientali globali), i Paesi in via di sviluppo avrebbero bisogno di almeno 300 miliardi di dollari l’anno per adattarsi al cambiamento climatico. Oggi ne ricevono meno di 60.

Significa che mentre l’Europa investe in dighe intelligenti e tetti verdi, milioni di persone nel Sud del mondo perdono case, raccolti e terre. La resilienza, così com’è concepita, rischia di diventare il nuovo nome dell’ingiustizia.

Ma un’altra strada esiste. Alcune comunità la stanno già percorrendo: agricoltura rigenerativa in Spagna e Portogallo, Nature-Based Solutions (soluzioni basate sulla natura, che sfruttano i processi naturali per affrontare le sfide climatiche e sociali, come il ripristino di zone umide o la riforestazione urbana) nei Paesi Bassi, piani urbani di rinaturalizzazione a Parigi, Milano, Copenaghen. Sono esempi di adattamento trasformativo: non più un rattoppo sul vecchio sistema, ma un modo diverso di vivere.

Perché la resilienza climatica non può essere un esercizio di sopravvivenza, ma di rinascita.

Non serve a nulla tornare a com’eravamo: bisogna diventare qualcos’altro.
E la resilienza non può essere un modo elegante per restare immobili.
O cambiamo, o saremo noi il prossimo ecosistema in via d’estinzione.

Bibliografia essenziale

IPCC – Sixth Assessment Report – Synthesis Report, 2023.
[Fonte principale sui dati relativi all’aumento delle ondate di calore, agli eventi estremi e alle perdite economiche globali].
https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/

UNEP – Adaptation Gap Report 2024, United Nations Environment Programme.
[Fonte sul divario di finanziamenti tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo e sulla stima dei 300 miliardi di dollari necessari].
https://www.unep.org/resources/adaptation-gap-report-2024

European Commission – EU Strategy on Adaptation to Climate Change, 2021.
[Strategia europea per l’adattamento: infrastrutture resilienti, agricoltura, finanza verde].
https://climate.ec.europa.eu/eu-action/adaptation-climate-change/eu-adaptation-strategy_en

The Guardian – Climate adaptation: how resilience became a business model, 2023.
[Analisi sul concetto di resilienza come prodotto finanziario e sulle derive di mercato].
https://www.theguardian.com/environment/2023/climate-adaptation-how-resilience-became-a-business-model

WWF – Nature-Based Solutions in Europe: State of Play and Future Opportunities, 2023.
[Fonte sul concetto di Nature-Based Solutions e sugli esempi europei di adattamento trasformativo].
https://www.wwf.eu/?8425446/Nature-based-Solutions-in-Europe

FAO – Regenerative Agriculture: Scaling up for Climate Resilience, 2022.
[Esempi di pratiche di agricoltura rigenerativa in Spagna e Portogallo].
https://www.fao.org/3/cb9415en/cb9415en.pdf

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