- martedì 09 Dicembre 2025
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PM2.5 in Italia: le cose da fare (ora)

Come il particolato fine peggiora l’aria delle nostre città e cosa possiamo fare subito per ridurre PM2.5 in casa e all’aperto.

L’Italia ha un problema con il particolato fine. Mentre il resto d’Europa registra cali costanti nelle concentrazioni di PM2.5, noi continuiamo a peggiorare. Le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente parlano chiaro: ogni inverno la Pianura Padana diventa una camera a gas a cielo aperto, e molte città del Centro-Sud non se la passano meglio. Non è solo colpa del meteo o della conformazione geografica: sono fattori amplificanti, e in Pianura Padana amplificano parecchio. Ma la causa principale restano le emissioni. È colpa di infrastrutture obsolete, scelte politiche inesistenti e abitudini domestiche che nessuno ci ha mai spiegato davvero.

Il green non si dice, si fa. Ecco cosa possiamo fare noi, adesso, senza aspettare che qualcuno decida al posto nostro.

Muoversi meno in auto (e farlo meglio)

Lo smog invernale è fatto soprattutto di traffico. Non serve abolire l’auto, serve smettere di usarla per andare al supermercato a trecento metri da casa o per accompagnare i figli a scuola quando si potrebbe andare a piedi. Ridurre anche solo una corsa al giorno, accorpare gli spostamenti in un unico giro, scegliere mezzi pubblici o bici quando possibile spezza il picco di emissioni nelle ore critiche. Se ogni famiglia italiana risparmiasse una corsa al giorno, il PM2.5 si ridurrebbe sensibilmente. I dati ARPA lo dimostrano ogni volta che c’è uno sciopero o una domenica ecologica. Il problema è che nessuno ci crede finché non lo vede coi propri occhi.

Cucinare senza friggere l’aria

Fritture, grigliate domestiche, padelle roventi a fuoco massimo: contribuiscono moltissimo all’inquinamento indoor e finiscono inevitabilmente all’esterno. Cucinare ad alte temperature genera particolato fine che resta sospeso in casa e poi esce dalle finestre. Tenere le finestre aperte mentre si cucina, abbassare le temperature, usare pentole con coperchio e preferire cotture più delicate riduce emissioni invisibili ma pesantissime. Nessuno te lo dice perché fa meno scena parlare di padelle che di camini, ma i numeri parlano chiaro: le emissioni da cucina domestica sono una quota significativa dell’inquinamento indoor, e contribuiscono anche a quello outdoor.

Riscaldamento: meno e meglio

Non tenere i termosifoni a fondo. Evitare stufette obsolete. Dimenticarsi di avere un camino a legna. I camini domestici sono una delle fonti più pesanti di PM2.5 in inverno, ma continuiamo a trattarli come un comfort innocente. Non lo sono. Una casa a 19-20 gradi è più che sufficiente per salute e comfort, e abbassa drasticamente le emissioni. Se hai un impianto a biomassa, accertati che sia certificato e ben mantenuto. Se hai un camino aperto, smetti di usarlo. Non è romantico, è tossico.

Arieggiare nei momenti giusti

Controintuitivo ma vero: nelle città italiane in inverno l’aria peggiore è nelle ore del mattino e della sera, quando traffico e inversione termica sono al massimo. Aprire le finestre nei momenti centrali della giornata, quando l’aria è relativamente più pulita, abbatte sia CO₂ sia polveri sottili. Arieggiare quando l’aria fuori è peggio di quella dentro non ha senso. Usa i dati ARPA della tua regione, impara a riconoscere i picchi e organizzati di conseguenza. Non è difficile, è solo questione di cambiare abitudine.

Alberi giusti, non alberi a caso

Gli alberi sbagliati non risolvono il problema. Quelli giusti (pioppi, tigli, bagolari, querce, frassini) abbassano la temperatura, deviano i flussi d’aria e trattengono parte del particolato sulle foglie. Ma non assorbono PM2.5 in quantità tali da cambiare la qualità dell’aria urbana da soli: servono come parte di un sistema più ampio. Molti Comuni sbagliano specie, potature o collocazioni, riempiendo le città di piante ornamentali inutili o addirittura dannose per la qualità dell’aria. Qui il ruolo del cittadino è attivo: chiedere linee guida ISPRA, pretendere interventi corretti, partecipare ai tavoli di progettazione. Gli alberi urbani non sono decorazione, sono infrastruttura sanitaria. Vanno scelti e gestiti come tale, e vanno inseriti in una strategia complessiva di riduzione delle emissioni.

Infrastrutture che funzionano: zone 30, ciclabili vere, isole pedonali

Sono le uniche cose che riducono significativamente il PM2.5 in città. Nessun purificatore d’aria domestico e nessuna tecnologia casalinga può eguagliare l’effetto di una strada pedonalizzata o di una zona 30 ben progettata. Il problema è che in Italia facciamo finta di farle: dipingiamo il 30 sull’asfalto ma lasciamo tutto come prima, tracciamo una linea bianca e la chiamiamo pista ciclabile, chiudiamo una piazza al traffico ma lasciamo parcheggi e dehors ovunque. Le infrastrutture funzionano solo se sono fatte bene, e vanno pretese con costanza. Non basta appoggiarle, vanno difese quando qualcuno prova a smontarle.

Prodotti di pulizia: meno profumo, più risultati

Gli spray domestici generano composti organici volatili (VOC) che diventano PM2.5. Passare a detersivi semplici (acido citrico, sapone di Marsiglia, prodotti senza profumazioni aggressive) riduce la quota di inquinanti indoor e quindi anche quella che fuoriesce dalle finestre. I deodoranti ambientali, gli incensi e le candele profumate sono una delle prime fonti di particolato fine domestico. Non servono a pulire, servono a coprire. Smetti di usarli e vedrai che l’aria dentro casa migliora da sola.

Non bruciare niente

Legna, carte, residui in giardino: in molte regioni è addirittura vietato nei mesi invernali, ma nessuno controlla e nessuno sanziona. Le micro-combustioni equivalgono alle emissioni di molte auto in coda. Se hai un giardino, compost e raccolta differenziata sono le uniche opzioni accettabili. Il resto è inquinamento puro.

Monitorare e adeguarsi

Sapere quando la qualità dell’aria peggiora permette di evitare attività all’aperto nelle ore peggiori e di uscire invece nei momenti più puliti. Con i dati ARPA e un misuratore domestico si possono cambiare abitudini in modo intelligente. Non si tratta di vivere in paranoia, si tratta di sapere cosa respiri e agire di conseguenza. I dati esistono, sono pubblici e sono aggiornati in tempo reale. Usarli è una scelta.

Pressare la politica locale

Scrivere ai Comuni, partecipare ai tavoli pubblici, chiedere. Potature corrette. Stop ai camini a legna nei mesi critici. Più isole pedonali. Trasporto pubblico potenziato e affidabile. Zone 30 reali, non finte. Divieti temporanei alle auto diesel vecchie nei giorni peggiori. Il PM2.5 si risolve solo così: struttura urbana più abitudini personali. Le une senza le altre non bastano. Le abitudini personali senza pressione politica sono solo un palliativo. La pressione politica senza modifiche strutturali è aria fritta. Servono entrambe, serve coerenza e serve costanza.

L’Italia ha le conoscenze tecniche per risolvere il problema della PM2.5. Ha le normative europee, ha i dati scientifici, ha i fondi disponibili. Quello che manca è la volontà politica di implementare soluzioni scomode e la consapevolezza diffusa che ogni scelta domestica conta. Il particolato fine non si abbatte con i buoni propositi, si abbatte con le azioni. Quelle vere.

Bibliografia

https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2023
Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente: dati aggiornati su PM2.5 e PM10 in Europa, con focus sui superamenti italiani e sulla criticità della Pianura Padana.

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/statistiche/annuario-dei-dati-ambientali-2023
Annuario dei dati ambientali ISPRA: analisi delle principali fonti emissive italiane, contributo di traffico, biomasse e riscaldamento domestico.

https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio-faq/qualita-dellaria/pm10-pm2-5
Schede tecniche ISPRA su PM10 e PM2.5: natura, origine delle particelle, dinamiche invernali e dispersione limitata in condizioni di inversione termica.

https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/aria/qualita-aria
ARPA Emilia-Romagna: dati real time su qualità dell’aria, spiegazione dei picchi invernali e ruolo delle biomasse nella formazione di PM2.5.

https://www.arpalombardia.it/Pages/Aria/Rapporti-annuali-sulla-Qualita-dellAria.aspx
ARPA Lombardia: rapporti annuali sulla qualità dell’aria, andamento del particolato nelle città del bacino padano e contributo del traffico.

https://www.arpal.liguria.it/temi/atmosfera/qualita-aria.html
ARPA Liguria: spiegazione dei fenomeni di inversione termica, trend stagionali del particolato e impatto del traffico urbano.

https://www.epa.gov/indoor-air-quality-iaq/introduction-indoor-air-quality
EPA – Environmental Protection Agency: introduzione all’inquinamento indoor e alle principali fonti domestiche di particolato e VOC.

https://www.epa.gov/indoor-air-quality-iaq/research-indoor-air-quality-and-cooking
EPA – ricerca sulle emissioni da cucina: effetti delle cotture ad alta temperatura su PM2.5 e qualità dell’aria domestica.

https://ilfattoalimentare.it/istruzioni-facili-per-ridurre-inquinamento-cucina.html
Il Fatto Alimentare: linee guida pratiche per ridurre l’inquinamento indoor derivante dalla cucina domestica.

https://www.metrabuilding.com/blog/come-diminuire-inquinamento-indoor/
Metrabuilding – guida divulgativa sull’inquinamento indoor: ruolo di prodotti chimici, ventilazione e comportamenti domestici.

https://www.wisesociety.it/consigli/soluzioni-inquinamento/
Wise Society – consigli pratici per ridurre l’inquinamento da riscaldamento, combustioni, camini e stufe.

https://www.osservatorioamianto.it/polveri-sottili/
Osservatorio Nazionale Amianto – panoramica su polveri sottili, rischi sanitari e principali fonti emissive.

https://www.clasp.ngo/wp-content/uploads/2023/01/Final-EU-Gas-Report-Phase-I_ITA_.pdf
CLASP – studio europeo sugli inquinanti prodotti dai fornelli a gas e sulle emissioni di PM2.5 e NO2 in cucina.

https://www.nwgenergia.it/blog/come-ridurre-l-inquinamento-atmosferico
NWG Energia – comportamenti e soluzioni energetiche domestiche per ridurre emissioni invernali.

https://asvis.it/goal11/notizie/1302-1359/legambiente-contro-lo-smog-dieci-mosse-per-combatterlo
ASviS e Legambiente – dieci proposte strutturali per ridurre PM2.5 in ambito urbano attraverso politiche locali efficaci.

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