- lunedì 01 Dicembre 2025
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Gli animali liberi del Lazio: quando la libertà diventa una colpa

La Regione Lazio finanzia con 600.000 euro la cattura e l’abbattimento di animali rinselvatichiti: cavalli e bovini scampati agli allevamenti diventano “un problema da contenere”.

Sono scappati dai recinti dopo gli incendi. O sono stati abbandonati quando le aziende agricole hanno chiuso.
Cavalli, bovini e capre che da anni vivono liberi tra i boschi e le colline del Lazio, senza minacciare nessuno.

Eppure, per la Regione, rappresentano un problema da risolvere.
Regione Lazio ha stanziato 600.000 euro pubblici per “interventi di contenimento” sugli animali domestici rinselvatichiti.
Tradotto dal burocratese: cattura, e (se serve…) abbattimento.

Non sono “specie protette”. Non generano profitto. Non appartengono a nessuno.
E quando lo Stato non sa dove collocare qualcosa, tende a eliminarlo.
La Regione chiama tutto questo “gestione della fauna inselvatichita”: un titolo elegante per dire che la libertà, ancora una volta, va messa sotto controllo.

Ma questi animali non sono un’emergenza. Sono sopravvissuti, non “pericolosi”.
Testimoniano che la natura, lasciata respirare, trova sempre un equilibrio, anche senza il nostro permesso.

Eppure si sceglie la via più rapida: cancellare.
Come se la vita libera, quella che sfugge al sistema di recinti, allevamenti e rendite, fosse una minaccia da sedare.

Altrove si fa diversamente.
In Spagna, i cavalli inselvatichiti vengono mappati e sterilizzati, non abbattuti.
In Francia, trovano rifugio nelle fattorie etiche.
In Germania, la rete pubblica di rifugi (Tierheime) permette adozioni e protezione.
E persino in Italia, in Sardegna con le capre del Supramonte, in Emilia-Romagna con i cavalli vaganti dell’Appennino, qualcuno ha scelto la convivenza: sterilizzazioni, affidamenti, tutela.

Ma, come sempre, solo grazie a volontari e associazioni.
Mai per scelta politica.

La libertà non è una minaccia: è la prova che un altro modo di vivere è possibile.

Altrove non si confonde la libertà con la minaccia. Altrove si può. Perché qui no?

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