- lunedì 01 Dicembre 2025
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Cittadini del mare: dalla crisi oceanica alla scienza condivisa

La Citizen Science marina trasforma cittadini, scuole e turisti in osservatori del mare. Ecco come contribuire alla ricerca scientifica (e alla salute degli oceani) partendo da una semplice fotografia.

 

Guardi il mare pensando di trovare un paesaggio poetico, immutabile. Ma se osservi meglio scoprirai bottiglie che galleggiano dove dovrebbero nuotare i pesci. Spiagge che si ritirano e spariscono, inghiottite dall’erosione e dal cemento. Meduse che affollano acque ormai troppo calde per i tonni. Alghe che coprono tutto, soffocando la luce dei fondali e quindi la vita. Il mare ci parla ogni giorno attraverso questi segnali. Ci parla, ma dobbiamo imparare ad ascoltarlo.

Il mare non è una cartolina

Dimentichiamoci l’immagine romantica della distesa blu che ci aspetta in vacanza. Il mare è un’infrastruttura vitale del pianeta, un sistema complesso che regola il clima, genera oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe il 30% della CO₂ che produciamo e immagazzina più del 90% del calore in eccesso causato dai gas serra. Non è poesia: è biochimica, fisica, sopravvivenza.

Eppure secondo i dati di Copernicus Marine Service la temperatura delle acque superficiali continua a segnare record storici anno dopo anno. Il livello del mare cresce in modo costante, con un incremento medio di 3,4 mm all’anno secondo l’Ocean State Report 2024. L’acidità delle acque è aumentata di circa il 30% negli ultimi due secoli. Non sono numeri da convegno: sono sintomi di un sistema al collasso. Quando il mare si indebolisce, l’intero equilibrio climatico ne risente. Correnti che cambiano rotta, ecosistemi che implodono, cicli nutrizionali spezzati. Le conseguenze? Eventi atmosferici violenti, perdita di biodiversità, comunità costiere a rischio. Proteggere il mare non è un gesto simbolico: è un atto di sicurezza globale.

Quando la scienza non basta

Esistono reti scientifiche d’eccellenza che si occupano di oceani: NOAA, Copernicus Marine Service, CNR-ISMAR, ISPRA. Fanno un lavoro straordinario, forniscono dati vitali, coordinano campagne globali. Ma non possono essere ovunque. Non possono monitorare ogni baia, ogni spiaggia, ogni tratto costiero. La vastità degli oceani supera qualsiasi capacità di sorveglianza istituzionale.

Le anomalie locali — una fioritura algale anomala, una moria di pesci, l’arrivo di una specie aliena — vengono scoperte prima dai cittadini che dagli strumenti satellitari. Perché è impossibile coprire tutto, sempre, in tempo reale. Ma se la vastità del mare sfugge persino ai satelliti, resta un solo modo per colmare il vuoto: ascoltarlo insieme. Servono milioni di occhi, sparsi lungo le coste, sulle barche, nelle scuole. È qui che entriamo in gioco noi: famiglie, studenti, insegnanti, sub, camminatori. Si chiama Citizen Science marina, la scienza partecipata del mare. Non dilettantismo, ma una collaborazione diretta tra ricercatori e popolazione per raccogliere osservazioni ambientali validate scientificamente.
{Per capire come la scienza partecipata può cambiare le politiche ambientali, leggi anche “Specie invasive in Italia: come riconoscerle e fermarle”.}

Dalla teoria alla pratica: come funziona

La Citizen Science marina ha trasformato cittadini comuni, sub, pescatori, studenti e turisti in osservatori qualificati. Ogni segnalazione corretta — una foto, un campione, un avvistamento — viene verificata da esperti e i dati validati confluiscono in database e osservatori marini europei come Copernicus, EMODnet, oltre che in progetti internazionali coordinati da NOAA. Nel 2024 la piattaforma EU-Citizen.Science censisce oltre 1.200 progetti attivi in 70 Paesi. E i risultati sono tangibili: anticipazione di fioriture algali e morie di pesci grazie a segnalazioni tempestive, tracciamento della diffusione di specie aliene spesso dannose per l’ecosistema locale, mappe globali dei rifiuti marini integrate nei sistemi europei di monitoraggio. Non è assistenzialismo ecologico: è ricerca vera, con protocolli validati e impatto misurabile. E crea qualcosa di altrettanto importante: connessione e senso di comunità tra persone che condividono la stessa urgenza, lo stesso sguardo attento sul mare.

Mediterraneo: il laboratorio del cambiamento

Il Mediterraneo rappresenta meno dell’1% degli oceani mondiali, ma secondo ISPRA ospita circa il 10% della biodiversità marina globale. È anche il bacino che si riscalda più rapidamente: negli ultimi quarant’anni la temperatura è aumentata significativamente. Essendo un mare chiuso, ogni litro d’acqua impiega fino a 80 anni per rinnovarsi. Inquinanti e calore restano intrappolati a lungo. Gli ultimi anni raccontano una storia drammatica: le ondate di calore marine si moltiplicano, le concentrazioni di microplastiche raggiungono livelli allarmanti. Con 8.000 km di coste, l’Italia è diventata un banco di prova strategico per la scienza condivisa. Non per scelta, ma per necessità.
{Scopri anche come la Citizen Science aiuta a proteggere la biodiversità urbana in “Tetti verdi: il giardino che ti salva dalla bolletta (e dal riscaldamento globale)”.}

Cosa puoi fare tu, oggi

Diventare parte della ricerca marina è semplice e accessibile a tutti. Puoi osservare le variazioni della spiaggia dopo una mareggiata, fotografare animali o alghe insolite, segnalare reti abbandonate o frammenti di plastica. In pochi minuti puoi documentare un fenomeno, diventando parte concreta della rete scientifica che studia e preserva i nostri mari.

Il punto di partenza è EU-Citizen.Science, la piattaforma europea che ospita centinaia di progetti ambientali provenienti da tutto il mondo. Dopo una rapida registrazione tramite email o accesso Google, puoi personalizzare il profilo selezionando “Paese: Italy” e “Interessi: Marine/Coastal”. Nella sezione Projects trovi i progetti italiani: ogni scheda mostra istruzioni operative, team scientifico di riferimento e modalità di invio dati. In parallelo, CitizenScience.gov riunisce progetti internazionali di NOAA e NASA dedicati agli oceani. Dal Catalog, sezione Oceans & Coasts, puoi accedere ai programmi di monitoraggio marino con link di registrazione, protocolli di osservazione e piattaforme per inviare i dati. Per chi preferisce restare in ambito nazionale, l’ISPRA Citizen Science Hub è il punto di riferimento ufficiale italiano: sul sito basta cercare “Citizen Science Hub”, filtrare per tematica mare e aprire la scheda di progetto per leggere obiettivi, partner scientifici e modulo di adesione.

Tra i progetti italiani più attivi c’è Cittadini per il Mare – WWF Italia, che trasforma volontari, pescatori e turisti in “sentinelle blu”. Partecipare è immediato: si accede al sito, si clicca su Partecipa o Segnala, si carica una fotografia con posizione GPS e breve descrizione. Le segnalazioni vengono verificate dai biologi del WWF e inviate all’ISPRA, che le integra nei rapporti annuali sulla salute dei mari italiani. Poi c’è SeaWatcher Italia, coordinato da ISPRA e UNEP Info-RAC, che localizza le “reti fantasma”, quelle attrezzature da pesca abbandonate che intrappolano pesci e danneggiano i fondali. Le segnalazioni dei cittadini, corredate da foto e coordinate GPS, creano mappe interattive delle aree critiche e pianificano interventi di recupero.

Altri progetti tessono la rete della sorveglianza condivisa: Occhio al Mare di ARPAT Toscana raccoglie segnalazioni di meduse, cetacei e sversamenti, mentre Meteomarino Citizen del CNR-ISMAR coinvolge diportisti e subacquei nel rilevamento di parametri meteo-marini. SeaCleaner, progetto congiunto di CNR-ISMAR e INGV, mappa i rifiuti galleggianti, e Beach Litter di Legambiente censisce e classifica i rifiuti sulle spiagge, contribuendo al portale europeo Marine Litter Watch. Ogni progetto ha il suo focus, ma tutti condividono lo stesso principio: trasformare gli occhi dei cittadini in strumenti scientifici.

App e strumenti digitali: la scienza in tasca

Oggi la scienza del mare entra nelle nostre mani, letteralmente. Le applicazioni mobile hanno reso le segnalazioni immediate e tempestive. Con iNaturalist chiunque può fotografare una specie marina, attivare il GPS e caricare l’immagine sulla piattaforma, dove un algoritmo la confronta con milioni di altre e gli esperti ne confermano l’identità. È mappatura della biodiversità costiera in tempo reale, accessibile a tutti. Marine Debris Tracker, sviluppata da NOAA, permette invece di segnalare rifiuti lungo spiagge o in mare aperto. Ogni invio, con categoria, posizione e foto, aiuta a comprendere l’origine dei materiali e a elaborare strategie di prevenzione. Eye on Water, realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea, valuta colore e trasparenza dell’acqua: il telefono analizza la foto, i dati vengono confrontati con quelli satellitari, migliorando la precisione delle analisi sulla qualità delle acque.

App come Marine Debris Tracker, Occhio al Mare, Plastic Watch, iNaturalist — o progetti di raccolta come SeaCleaner e Clean Swell (Ocean Conservancy) — trasformano questi gesti in dati scientifici utili a ISPRA, CNR e università. Dati che servono anche a orientare le campagne di pulizia e i progetti locali: ogni gesto individuale diventa parte di una risposta collettiva.

Come prepararsi: le regole d’oro della segnalazione

Perché le osservazioni siano utili, serve rispettare alcuni criteri. Serve precisione GPS inferiore a 20 metri, due foto con una d’insieme e una di dettaglio, indicazione di data, ora e condizioni meteo. Mai includere volti riconoscibili o dati personali nelle immagini. In caso di emergenze ambientali estreme, meglio contattare direttamente la Capitaneria di Porto al 1530 prima di procedere con la segnalazione standard.

Chi vuole fare la prima segnalazione può allenarsi a casa testando app e GPS. Sul campo bastano pochi minuti: scatta le due foto, inserisci una breve nota descrittiva, invia. Ogni foto non è solo un dato: è un atto di cura condivisa. I ricercatori rispondono con feedback. Molti progetti invitano a condividere l’esperienza sui canali ufficiali per incoraggiare altri cittadini.

E poi c’è un altro gesto concreto che puoi fare, da quando esiste la Legge SalvaMare entrata in vigore il 25 giugno 2022: anche chi non è scienziato può raccogliere i rifiuti galleggianti, portarli a terra e chiudere il cerchio della plastica. Puoi conferirli nei punti di raccolta comunali o nei porti che aderiscono. Prima di farlo, verifica però sempre dove consegnarli: agire bene significa anche agire nel modo giusto.

Per approfondire tecniche, protocolli e buone pratiche esistono risorse gratuite. EU-Citizen.Science offre corsi e manuali, CitizenScience.gov mette a disposizione i toolkit di NOAA e NASA, l’ISPRA Hub fornisce guide sui progetti italiani certificati. Copernicus Marine Service pubblica bollettini oceanografici accessibili anche ai non addetti ai lavori, e il Museo del Mare di Trieste organizza laboratori di formazione periodici. La conoscenza è distribuita, accessibile, pronta per essere usata.

Non è più tempo di delegare

Il Mediterraneo si scalda mentre parliamo. Le microplastiche si accumulano, le specie migrano, gli ecosistemi si frantumano. La scienza ufficiale ha gli strumenti ma non ha gli occhi ovunque. E gli occhi servono. Servono quelli di chi passeggia in spiaggia la mattina presto, di chi si immerge il weekend, di chi pesca per lavoro, di chi semplicemente vive vicino al mare e lo osserva.

La Citizen Science marina non è un hobby per idealisti: è un’infrastruttura necessaria. È il modo in cui la comunità scientifica ha scelto di moltiplicare il proprio raggio d’azione, coinvolgendo migliaia di persone nella raccolta di dati che altrimenti andrebbero persi. Ogni foto geolocalizzata, ogni segnalazione tempestiva, ogni avvistamento verificato diventa un tassello di un mosaico più grande. Un mosaico che ci racconta come sta davvero il mare, qui e ora.

Non serve essere biologi marini. Non serve avere competenze tecniche avanzate. Serve attenzione, costanza, voglia di fare la propria parte. Perché il mare non aspetta. Non aspetta che qualcun altro faccia qualcosa, non aspetta che la politica si svegli, non aspetta che la tecnologia risolva tutto. Il mare sta cambiando adesso. E chi lo osserva, chi lo documenta, chi lo segnala sta facendo scienza. Scienza vera, necessaria, urgente.

Ogni segnalazione diventa un frammento di conoscenza reale, parte di un mosaico globale. Metti insieme quel frammento con gli altri: organizza una giornata di osservazione in famiglia, con gli amici o con la scuola, raccogli e segnala ciò che vedi. Così il mare può parlare attraverso di noi. Quindi la prossima volta che esci, porta con te il telefono. Scarica un’app. Fai una foto. Segnala. Diventa un occhio in più sulla salute del pianeta. Il mare ci ha dato la vita. Ora è il nostro turno di restituire il favore.

Impariamo insieme a fare il Green. Con Eywa.


NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration):
https://www.noaa.gov/
[Progetti internazionali di monitoraggio marino]

Copernicus Marine Service:
https://marine.copernicus.eu/
[Bollettini oceanografici e dati satellitari]

ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale):
https://www.isprambiente.gov.it/
[Hub di Citizen Science italiano e dati biodiversità Mediterraneo]

CNR-ISMAR (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze Marine):
https://www.ismar.cnr.it/
[Ricerca e monitoraggio mari italiani]

EMODnet (European Marine Observation and Data Network):
https://emodnet.ec.europa.eu/
[Database e mappe dati marini europei]

EU-Citizen.Science:
https://eu-citizen.science/
[Piattaforma europea con oltre 1.200 progetti]

CitizenScience.gov:
https://www.citizenscience.gov/
[Catalogo progetti internazionali NOAA e NASA]

WWF Italia – Cittadini per il Mare:
https://www.wwf.it/
[Programma segnalazioni specie marine e inquinamenti]

iNaturalist:
https://www.inaturalist.org/
[App per riconoscimento e mappatura specie marine]

Marine Debris Tracker:
https://www.marinedebris.engr.uga.edu/
[Segnalazioni rifiuti marini]

Eye on Water:
https://www.eyeonwater.org/
[Valutazione qualità dell’acqua via satellite]

Legambiente – Beach Litter:
https://www.legambiente.it/
[Censimento rifiuti sulle spiagge]

Marine Litter Watch (European Environment Agency):
https://www.eea.europa.eu/themes/water/europes-seas-and-coasts/assessments/marine-literwatch
[Portale europeo monitoraggio rifiuti marini]

Legge 17 maggio 2022, n. 60 “SalvaMare”:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2022/06/10/22G00069/sg
[Normativa su recupero rifiuti marini]

ARPAT Toscana – Biodiversità marina:
https://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/acqua/acque-marine-e-costiere/biodiversita-marina
[Dati biodiversità Mediterraneo]

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