Mentre tutti si accapigliano sul litio, c’è una tecnologia che sta già funzionando e che può costare meno, inquinare meno e ridurre la dipendenza da filiere controllate da pochi paesi. Si chiama sodio ed è, letteralmente, nel sale dell’acqua di mare.
Un metallo che non scarseggia
Il sodio costituisce circa il 2,8% della crosta terrestre. Si trova nel sale marino, nei minerali comuni, praticamente ovunque. Non bisogna andare a caccia di poche miniere in zone remote o prosciugare falde acquifere in aree già fragili per ottenerlo. È un “parente stretto” del litio nella tavola periodica, ma la sua abbondanza cambia completamente il rapporto di forza: non è una risorsa scarsa che ti mette alla mercé di pochi fornitori.
Le batterie sodio-ione (Na-ion, sodium-ion batteries) funzionano, semplificando, come quelle al litio: particelle cariche che si spostano tra due poli generano energia. La differenza è nei materiali interni. Le Na-ion possono evitare metalli problematici come nichel e cobalto e, in molti casi, sostituire il rame con l’alluminio, che è più comune ed economico. Questo può far scendere i costi del 20–40% quando la produzione sarà su larga scala e, se l’intera filiera viene progettata bene, ridurre anche l’impatto ambientale.
Dove funzionano meglio
A parità di energia accumulata, le batterie al sodio sono un po’ più pesanti e ingombranti rispetto a quelle al litio. Per questo oggi non sono ideali per auto di lusso ad altissima autonomia o per dispositivi super compatti dove ogni grammo conta.
Dove invece iniziano a dare il meglio è nell’accumulo stazionario: grandi batterie collegate a impianti solari o eolici, che immagazzinano energia quando ce n’è troppa e la rilasciano quando serve. Qui il peso è meno importante; contano affidabilità, durata, costo e sicurezza. Ed è in questi ambiti che il sodio sta iniziando a emergere, prima nei progetti pilota e ora nelle prime installazioni reali.
In Cina, per esempio, aziende come BYD stanno usando batterie al sodio su piccole auto elettriche da città: modelli compatti, con autonomia moderata e prezzi molto più accessibili.
Il colosso CATL ha portato sul mercato le prime batterie sodio-ione nel 2023. Oggi, con le sue generazioni più recenti, queste batterie funzionano fino a –40°C, mantengono oltre il 90% della capacità a –30°C e supportano ricariche molto rapide. Non sono più prototipi da laboratorio: sono prodotti pronti all’uso.
Quello che sta succedendo adesso
Secondo le stime dell’Unione Europea, la domanda di litio crescerà di 12 volte entro il 2030 e fino a 21 volte entro il 2050. Se continuiamo a puntare solo sul litio, rischiamo di passare da una dipendenza dal petrolio a una dipendenza da poche miniere e da pochi paesi che controllano i metalli critici.
Per evitare questo scenario, nel 2024 l’UE ha approvato il Critical Raw Materials Act (CRMA), cioè la legge sulle materie prime critiche. Serve a ridurre la dipendenza dell’Europa da pochi fornitori esteri e a sviluppare tecnologie che usano materiali più comuni, come il sodio.
Un’altra normativa fondamentale è il Net-Zero Industry Act (NZIA): la legge europea che accelera autorizzazioni, finanziamenti e costruzione di impianti industriali per le tecnologie “a zero emissioni”. Dentro questa categoria rientrano anche le batterie di nuova generazione, quindi il NZIA crea condizioni favorevoli anche per la filiera del sodio.
Sul fronte della ricerca c’è la Strategic Research & Innovation Agenda (SRIA), il grande piano europeo che decide dove investire soldi e risorse scientifiche. Nella sezione dedicata alle batterie, SRIA (insieme alla partnership pubblica-privata BATT4EU) indica esplicitamente il sodio come una delle chimiche su cui l’Europa deve puntare.
Anche le aziende europee si stanno muovendo. Northvolt ha sviluppato una cella sodio-ione con densità energetica paragonabile alle batterie LFP (Lithium Iron Phosphate, litio-ferro-fosfato), l’attuale standard per le auto elettriche economiche. Faradion, oggi parte del gruppo indiano Reliance, lavora su batterie al sodio pensate per accumuli e mobilità leggera.
E l’Italia? Centri come RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ed ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) stanno sviluppando materiali e celle al sodio e studiando come integrarle in pannelli fotovoltaici, sistemi domestici di accumulo e micro-reti locali.
Nel frattempo la Cina corre più veloce di tutti: ha già portato sul mercato le prime auto elettriche con batterie al sodio e grandi impianti di accumulo. Punta a controllare la quasi totalità della capacità produttiva mondiale entro il 2030. Per l’Europa è un bivio: costruire una filiera autonoma oppure ritrovarsi, ancora una volta, a importare tutto.
Il rischio è chiaro
Cambiare metallo non basta. Se il mercato resta in mano a pochissimi, la dipendenza rimane, solo con un’etichetta diversa. Il sodio può diventare una tecnologia distribuita, economica e accessibile a tutti, oppure trasformarsi nel prossimo collo di bottiglia geopolitico.
La transizione energetica non si misura solo da quale metallo metti nella batteria, ma da chi controlla quella filiera, da come viene prodotta l’energia e da chi può permettersi di usarla. Il sodio è abbondante, economico e tecnicamente già funzionante: il resto dipende dalle scelte industriali e politiche dei prossimi anni.
Il green si fa, non si dice. E le batterie al sodio si stanno già facendo. Ora bisogna decidere dove e per chi.
Bibliografia
Eywa — Rinnovabili: il costo nascosto di litio, cobalto e acqua.
Articolo interno che approfondisce l’impatto ambientale dell’estrazione del litio e i suoi limiti strutturali. Utile per comprendere il contesto in cui nasce l’interesse per le batterie al sodio.
https://eywadivulgazione.it/rinnovabili-costo-nascosto-litio-cobalto-acqua/
IRENA — Sodium-ion batteries: A technology brief (2025).
Panoramica aggiornata sullo stato tecnologico delle batterie al sodio, sul potenziale di mercato e sulle applicazioni in mobilità e accumulo.
https://www.irena.org/Publications/2025/Nov/Sodium-ion-batteries-A-technology-brief
IDTechEx — Sodium-Ion Batteries 2025-2035: Technology, Players, Markets and Forecasts.
Analisi internazionale su trend, attori principali, scenari di crescita e competitività rispetto alle batterie al litio.
https://www.idtechex.com/it/research-report/batterie-agli-ioni-di-sodio-2025-2035-tecnologia-attori-mercati-e-previsioni/1082
Voß, Gruber et al. — Benchmarking state-of-the-art sodium-ion battery cells (2025).
Studio comparativo su densità energetica, prestazioni e impatto ambientale di celle Na-ion prodotte su scala gigafactory.
https://www.researchgate.net/publication/393564775_Benchmarking_state-of-the-art_sodium-ion_battery_cells_-_Modeling_energy_density_and_carbon_footprint_at_gigafactory-scale
Progetto europeo NAIMA — Safe sodium-ion batteries (2023).
Caso concreto di applicazione industriale: le Na-ion superano i test di sicurezza e vengono integrate in sistemi rinnovabili e industriali.
https://cordis.europa.eu/article/id/446836-safe-sodium-ion-batteries-shine-in-renewables-and-industrial-applications/it
PV Magazine — Il costo delle celle Na-ion può scendere a 40 $/kWh (2025).
Analisi tecnica sulla riduzione dei costi grazie all’uso di materiali più comuni e non critici, come il sodio.
https://www.pv-magazine.it/2025/12/01/il-costo-delle-celle-delle-batterie-agli-ioni-di-sodio-potrebbe-scendere-a-40-dollari-kwh-dice-irena/

