Un’auto elettrica, un pannello solare, una turbina eolica: sono fatti di metalli. Litio, cobalto, nichel, rame, terre rare. La transizione ecologica ha un corpo, e ha un’impronta materiale.
Una singola auto elettrica usa sei volte più minerali di un’auto tradizionale. Per raggiungere gli obiettivi climatici, entro il 2050 la domanda di litio dovrà crescere di quaranta volte, quella di cobalto di venticinque (Agenzia Internazionale dell’Energia, scenario Net Zero). Stiamo passando dal petrolio ai metalli critici. Con una differenza: questa volta possiamo vedere i problemi prima.
I nodi della filiera
Il 70-75% del cobalto mondiale arriva dalla Repubblica Democratica del Congo. Una parte dell’estrazione è ancora artigianale, con condizioni durissime: minori che lavorano sotto terra. Nei salar di Cile, Argentina e Bolivia, per ogni chilo di litio si pompano fino a mezzo milione di litri di salamoia, alterando pesantemente il ciclo idrico in zone già aride. Comunità intere vedono prosciugarsi falde e lagune.
La raffinazione? La Cina tratta circa il 90% delle terre rare mondiali. Basta un attrito geopolitico e l’Europa resta senza magneti per eolico e motori elettrici.
L’Italia ha già iniziato a fare diversamente
In Toscana e Lazio si stanno sperimentando tecnologie per il litio geotermico: minerali estratti dai fluidi caldi che già usiamo per produrre energia rinnovabile. Nessun nuovo scavo, nessuna nuova ferita nel territorio. Un modello a basso impatto ancora in fase pilota.
In Puglia è in sviluppo una gigafactory per batterie LFP, senza cobalto né nichel. In Sardegna, Portovesme è in fase di riconversione come polo per il riciclo avanzato di litio, nichel, cobalto. Una tonnellata di batterie riciclate contiene più metalli utili di una tonnellata di minerale grezzo, senza spostare terra, senza prosciugare acqua.
Nei laboratori italiani si stanno sviluppando magneti senza terre rare e batterie al sodio per lo stoccaggio stazionario. Tecnologie che alleggeriscono la pressione sui territori più vulnerabili.
Le miniere urbane
Rifiuti elettronici, batterie a fine vita, apparecchiature dismesse: un giacimento enorme, oggi in gran parte inutilizzato. L’Unione Europea ha fissato l’obiettivo: entro il 2030 almeno il 25% dei metalli critici in Europa dovrà venire dal riciclo. I materiali sono già qui. Dobbiamo prenderli.
La parte che dipende da noi
Auto elettriche più leggere, mobilità condivisa, prodotti riparabili, città che riducono il bisogno stesso di estrarre. La sobrietà energetica non è un ritorno al passato: è la condizione che rende credibile il futuro.
La transizione energetica è già cominciata. Ma diventa davvero pulita solo quando lo è dall’inizio alla fine: nei materiali, nei processi, nei modelli industriali, nei consumi. Meno ipocrisia, più trasparenza. Meno dipendenze, più autonomia. Più innovazione, più riciclo, più responsabilità.
Non dobbiamo scegliere tra salvare il clima e rispettare le persone. Dobbiamo fare entrambe le cose. Il futuro dipende da come decidiamo di costruirlo, adesso.
Bibliografia
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