0. La domanda che nessuno fa (ma che tutti viviamo)
Perché non sappiamo cosa respiriamo sotto casa nostra?
Ogni mattina accompagni tuo figlio a scuola attraversando quella strada che puzza di diesel. Aspetti l’autobus all’incrocio dove senti il bruciore in gola. Torni a casa la sera e noti quella foschia che resta sospesa tra i palazzi. Eppure quando cerchi informazioni sull’aria del tuo quartiere trovi solo un bollino verde o arancione, una media generica che dovrebbe raccontarti “tutto ok” oppure “oggi meglio di no”.
Il punto è semplice: l’aria può cambiare molto già in poche decine di metri, soprattutto vicino al traffico e alle sorgenti, ma i dati che troviamo no. Tra il parco e la strada trafficata possono esserci differenze enormi. Tra il primo piano e il terzo piano di un palazzo, anche. Tra le otto del mattino e le tre del pomeriggio, sempre. Ma nessuno te lo racconta con precisione.
Questo manuale esiste per colmare quel vuoto. Per trasformare il disagio quotidiano — quello dei fumi, dei canyon urbani, delle scuole soffocate dal traffico — in conoscenza concreta. E quella conoscenza in strumento per chiedere città più respirabili.
1. Dove comincia davvero il monitoraggio: i luoghi che viviamo, non i numeri online
Prima ancora di parlare di sensori, centraline e inquinanti, serve capire una cosa fondamentale: l’aria non è uguale dappertutto. {Anche in casa puoi regolarla, leggi qui: Inquinamento in casa, fonti e soluzioni }
A Genova l’aria di via XX Settembre non è la stessa di Castelletto. A Milano quella di corso Buenos Aires non somiglia a quella dei Navigli. A Torino la differenza tra Corso Francia e i parchi lungo il Po si sente, si respira, si misura.
Il dato che conta davvero non è quello “della città”, è quello del tuo percorso quotidiano. Quello della strada che attraversi ogni mattina, del cortile dove giocano i tuoi figli, del parco dove vai a correre. Perché l’esposizione vera, quella che entra nei polmoni e resta nel corpo, non è fatta di medie cittadine. È fatta di micro-esposizioni ripetute, concentrate, localizzate.
Per questo il monitoraggio deve partire dai luoghi che viviamo. Dal basso. Dalle strade, non dalle statistiche.
Cosa significa in pratica:
- L’aria può cambiare molto già in poche decine di metri, in base al traffico, alla morfologia urbana, alla ventilazione.
- Le centraline ufficiali misurano bene la qualità media di un’area, ma non raccontano cosa succede nel raggio di 50 metri da casa tua.
- Il primo passo non è comprare uno strumento: è guardare il proprio quartiere con occhi nuovi e chiedersi dove l’aria potrebbe essere peggiore o migliore.
Strade strette tra palazzi alti (i “canyon urbani”)? Lì l’inquinamento ristagna. Incroci trafficati con semafori? Lì si concentrano le emissioni. Cortili chiusi senza ventilazione? Lì il particolato resta sospeso. Parchi aperti e ventilati? Lì l’aria circola meglio, ma d’estate può arrivare l’ozono.
Il monitoraggio civico non sostituisce quello istituzionale: lo completa. Aggiunge dettaglio dove serve, racconta storie locali che le reti ufficiali non vedono. E parte sempre dalla domanda più semplice: cosa respiro io, qui, adesso?
2. Prima ancora dei sensori: il quadro ufficiale (ARPA/SNPA) tradotto in 2 concetti semplici
Prima di misurare qualsiasi cosa per conto tuo, devi sapere cosa misurano le istituzioni. Non per copiare, ma per partire da basi solide.
Le ARPA misurano gli inquinanti che fanno male (e sono obbligate per legge a farlo)
Le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale gestiscono reti di centraline distribuite sul territorio. Misurano PM10 e PM2.5 (le polveri sottili), biossido di azoto (NO₂), ozono (O₃), monossido di carbonio e biossido di zolfo. Usano strumenti certificati, costosi, precisi. Pubblicano dati in tempo reale sui loro siti web, accessibili a chiunque.
Oltre a questi, in alcune stazioni misurano anche altri inquinanti normati (come benzene e benzo(a)pirene), ma per il monitoraggio civico quotidiano ti bastano PM2.5, NO₂ e ozono.
Perché ci servono:
- Sono il punto di riferimento affidabile per confrontare i nostri dati.
- Ci dicono quali inquinanti nella nostra città superano più spesso i limiti.
- Ci danno il quadro generale: se la nostra zona è critica o respirabile.
Perché non bastano
Una centralina ARPA può trovarsi a un chilometro dalla scuola dei tuoi figli. E quel chilometro può fare una differenza enorme. Può essere posizionata in un parco mentre tu attraversi ogni giorno una strada trafficata. Misura bene la qualità dell’aria media di un’area vasta, ma non racconta nulla dell’incrocio sotto casa nelle ore di punta.
In pratica:
- Vai sul sito della tua ARPA regionale.
- Guarda i dati in tempo reale e i report annuali.
- Individua quali inquinanti nella tua città sono critici (PM2.5? NO₂? Ozono?).
- Scopri se il tuo quartiere è in un’area problematica o no.
- Usa queste informazioni come base per decidere cosa misurare tu.
Le ARPA non sono il nemico: sono il tuo alleato tecnico. Il tuo sensore low-cost non deve competere con loro, deve aggiungere dettaglio locale a quello che loro già misurano bene su scala più ampia.
3. Cosa conta davvero per la salute: la checklist OMS dei rischi reali
Non tutti gli inquinanti sono uguali. Alcuni fanno più male, altri meno. Alcuni li respiriamo vicino al traffico, altri nei parchi d’estate. Alcuni entrano nei polmoni e si fermano lì, altri attraversano le barriere e arrivano nel sangue.
Ecco cosa devi sapere sui tre inquinanti che contano di più per la salute quotidiana:
PM2.5 — Le polveri che entrano ovunque
Particelle finissime, invisibili a occhio nudo, con diametro inferiore a 2,5 micrometri (millesimi di millimetro). Vengono da motori diesel, combustioni domestiche (caminetti, stufe a legna), usura di freni e pneumatici.
Perché fanno male:
Sono così piccole che attraversano i polmoni ed entrano nel circolo sanguigno. Causano infiammazioni, aumentano il rischio cardiovascolare, colpiscono soprattutto bambini e anziani.
Dove le trovi:
- Strade trafficate nelle ore di punta.
- Quartieri con molti caminetti accesi la sera.
- Zone industriali o vicino a cantieri.
Quando monitorarle:
Sempre, ma soprattutto nei mesi invernali (quando combustioni domestiche e condizioni atmosferiche peggiorano).
NO₂ — L’inquinante del traffico
Il biossido di azoto viene quasi tutto dai motori a combustione, soprattutto diesel. Si forma ad alta temperatura durante la combustione.
Perché fa male:
Irrita le vie respiratorie, riduce la funzione polmonare, peggiora asma e bronchiti croniche. Nei bambini può compromettere lo sviluppo respiratorio.
Dove lo trovi:
- Strade con traffico intenso e code.
- Incroci con semafori (dove i motori stanno accesi ma fermi).
- Canyon urbani dove l’inquinamento ristagna.
Quando monitorarlo:
Ore di punta mattutine e serali. Nei tragitti casa-scuola.
Ozono (O₃) — L’inquinante invisibile dell’estate
L’ozono non viene emesso direttamente: si forma in atmosfera quando altri inquinanti reagiscono con la luce solare. È un inquinante “secondario”, ma non per questo meno pericoloso.
Perché fa male:
Irrita le mucose, provoca infiammazioni respiratorie, riduce la capacità polmonare. Nelle giornate calde può raggiungere concentrazioni pericolose anche lontano dal traffico.
Dove lo trovi:
- Parchi e aree verdi nelle ore centrali delle giornate estive.
- Zone collinari o periferiche dove arriva trasportato dal vento.
- Ovunque ci sia sole forte e temperature alte.
Quando monitorarlo:
Pomeriggi estivi, giornate soleggiate e calde.
E le particelle ultrafini (UFP)?
Sono ancora più piccole del PM2.5 (diametro inferiore a 0,1 micrometri). Finora non sono state incluse tra gli inquinanti con limiti di legge e, salvo progetti pilota, non vengono ancora misurate in modo capillare dalle reti ufficiali. La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria ha però introdotto l’obbligo di monitorare anche le particelle ultrafini: significa che nei prossimi anni avremo più dati ufficiali su queste particelle, ma al momento i limiti normativi restano concentrati su PM10, PM2.5, NO₂ e ozono.
Le particelle ultrafini sono importantissime perché arrivano ancora più in profondità nel corpo. Vengono soprattutto dal traffico veicolare e sono concentrate vicino alle strade.
La verità scomoda:
I sensori low-cost non le misurano in modo affidabile. Ma sapere che esistono e che sono concentrate vicino al traffico ci aiuta a capire perché tenere i bambini lontani dalle strade trafficate fa davvero la differenza.
In sintesi, la tua mappa mentale:
- Vicino al traffico → PM2.5 e NO₂
- Serate invernali con caminetti accesi → PM2.5
- Pomeriggi estivi assolati → Ozono
- Tragitti quotidiani ripetuti → tutto quanto sopra
Ora sai cosa cercare. E soprattutto sai perché.
4. Strumenti: quale scegliere, in base al quartiere
Non esiste “il sensore giusto”. Esiste il sensore giusto per quello che vuoi capire.
Prima di guardare modelli, prezzi e specifiche tecniche, rispondi a queste quattro domande:
1. Cosa vuoi capire?
- L’aria che respiri quando accompagni i bambini a scuola?
- La qualità dell’aria nel cortile dove giocano?
- I picchi di inquinamento nelle ore di punta?
- L’ozono estivo nel parco sotto casa?
2. Dove vivi?
- Strada trafficata con palazzi alti (canyon urbano)?
- Zona residenziale tranquilla?
- Periferia vicino a grandi arterie?
- Quartiere con molti caminetti accesi d’inverno?
3. Che problemi ha la tua zona?
Vai sul sito ARPA e guarda i report: qual è l’inquinante critico nel tuo quartiere? PM2.5? NO₂? Ozono? Quello è il parametro su cui concentrarti.
4. Solo dopo → quale sensore usare
Per PM2.5 e PM10:
Sensori ottici a basso costo (30-150€). Misurano il particolato in tempo reale. Non sono precisi come le centraline ARPA, ma usati bene raccontano andamenti affidabili.
Esempi di riferimento: PurpleAir, AirGradient, sensori compatibili con piattaforme open come Sensor.Community.
Per NO₂:
Servono sensori elettrochimici (più costosi, 100-300€). Meno diffusi tra quelli low-cost, ma esistono. Se vuoi misurare il biossido di azoto vicino al traffico, vale la pena investire.
Per Ozono:
Anche qui servono sensori elettrochimici specifici. Meno comuni nei kit low-cost, ma fondamentali se vivi in zone dove l’ozono estivo è critico.
Sensori multi-parametro:
Alcune piattaforme integrano più sensori nello stesso dispositivo. Costano di più (200-400€) ma danno un quadro completo. Utili se vuoi monitorare contemporaneamente traffico (NO₂ + PM) e ozono estivo.
Quando ti serve un livello in più (e quando no)
Ti basta un sensore semplice se:
- Vuoi capire se nel tuo cortile l’aria è meglio o peggio della media.
- Vuoi vedere i picchi mattutini di inquinamento.
- Vuoi confrontare il tuo tragitto quotidiano con i dati ARPA.
Ti serve qualcosa di più complesso se:
- Vuoi costruire una rete di monitoraggio con altri cittadini.
- Vuoi misurare più inquinanti contemporaneamente.
- Vuoi dati da presentare al Comune per chiedere interventi.
Il sensore non basta: serve il metodo
Ricorda: un sensore costa poco, ma usato male non serve a niente. Usato bene, diventa uno strumento potentissimo per capire l’aria del tuo quartiere e chiedere cambiamenti concreti.
Il sensore è solo l’inizio. Quello che conta davvero è dove lo metti, come lo calibri, come leggi i dati. E soprattutto: cosa ci fai con quello che scopri.
5. Dove posizionarlo (la parte più importante del manuale)
Puoi avere il miglior sensore del mondo: se lo metti nel posto sbagliato, i dati che ottieni non raccontano niente di utile.
Il posizionamento non è un dettaglio tecnico. È la scelta fondamentale. Perché l’aria cambia radicalmente in base a dove ti trovi: altezza, distanza dalla strada, ventilazione, presenza di ostacoli. Tutto conta.
Ecco le regole pratiche, situazione per situazione:
Se vuoi capire l’aria della strada → quota persona
Dove: 1,5-2 metri dal suolo. Altezza petto-viso di un adulto che cammina.
Perché: È l’aria che respiri davvero quando ti muovi a piedi. Appeso al balcone del terzo piano misuri l’aria del terzo piano, non quella della strada.
Come: Cortile al piano terra, giardino condominiale, terrazzo del primo piano affacciato sulla strada. Mai troppo vicino a pareti che creano ristagni.
Se vuoi capire il cortile dove giocano i bambini → primo piano, aperto
Dove: Primo o secondo piano, in un punto ventilato ma non troppo esposto.
Perché: I cortili interni possono avere micro-ristagni. Il primo piano è abbastanza basso da rappresentare l’aria che respirano i bambini, ma abbastanza alto da evitare interferenze immediate (es. caminetti del piano terra).
Come: Balcone o finestra del primo piano, orientata verso il cortile. Evita punti troppo riparati (angoli chiusi) o troppo esposti (correnti d’aria continue che diluiscono troppo).
Se vuoi capire l’impatto del traffico → 10 metri dalla strada
Dove: Massimo 10-15 metri dal bordo della carreggiata.
Perché: Già entro i primi 50-100 metri dalla strada le concentrazioni di molti inquinanti da traffico possono ridursi sensibilmente. Se vuoi capire l’esposizione vicino al traffico, devi stare vicino.
Come: Giardino sul fronte strada, balcone del primo piano, cortile antistante. Non sulla strada stessa (troppo pericoloso e troppo vicino alle emissioni dirette), ma abbastanza vicino da misurare l’esposizione reale.
Se vuoi capire il parco → zona interna, non all’ombra fissa
Dove: Area centrale del parco, non sotto alberi fitti o in angoli ombreggiati tutto il giorno.
Perché: Nei parchi urbani l’ozono estivo può raggiungere concentrazioni alte nelle ore centrali. L’ombra fissa altera la temperatura e quindi le reazioni fotochimiche. Serve un punto rappresentativo dell’area verde aperta.
Come: Zona centrale del parco, vicino alle aree gioco o ai percorsi pedonali. Altezza 1,5-2 metri.
Se vuoi capire la scuola → cortile, ingresso, percorso
Dove: Tre punti strategici.
- Cortile interno: dove i bambini stanno durante la ricreazione.
- Ingresso principale: dove si concentrano auto e scuolabus all’entrata e all’uscita.
- Percorso più frequentato: la strada che la maggior parte delle famiglie attraversa per arrivare a scuola.
Perché: L’esposizione dei bambini non è “la scuola”, è un insieme di micro-esposizioni ripetute ogni giorno: il tragitto, l’attesa fuori dal cancello, la ricreazione in cortile.
Come: Se puoi, coordina con altri genitori o con la scuola stessa. Un solo sensore racconta una storia parziale. Tre sensori ben posizionati raccontano l’esposizione reale.
Gli errori da evitare
❌ Balcone del terzo piano affacciato sulla strada:
Misuri l’aria del terzo piano, non quella che respiri a piedi.
❌ Troppo vicino a una finestra o a un camino:
Misuri le emissioni di quella singola fonte, non la qualità dell’aria del quartiere.
❌ Troppo riparato (angolo chiuso, sotto una tettoia):
Crei micro-ristagni che non rappresentano la situazione generale.
❌ Troppo esposto (tetto, terrazzo ventilato):
Diluisci troppo, non rappresenti l’esposizione reale delle persone.
La regola d’oro
Il sensore deve misurare l’aria che respiri tu, non l’aria che esiste in astratto.
Se vuoi capire il tragitto casa-scuola, mettilo lungo quel tragitto. Se vuoi capire il cortile, mettilo nel cortile. Se vuoi capire la strada trafficata, mettilo vicino alla strada trafficata.
Semplice, concreto, efficace.
6. Calibrare in modo semplice: la tua mini-procedura in 7 giorni
Un sensore appena tirato fuori dalla scatola non è affidabile. Non perché sia difettoso, ma perché ha bisogno di essere “tarato” rispetto ai dati ufficiali. La calibrazione non è complicata, è solo un confronto sistematico.
Ecco la procedura pratica, passo dopo passo:
Giorno 0 — Prima di accendere il sensore
1. Guarda i dati ARPA
Vai sul sito della tua ARPA regionale. Individua la centralina ufficiale più vicina al punto dove posizionerai il tuo sensore (idealmente entro 1-2 km, meglio se meno).
Annota:
- Che inquinanti misura.
- Se ha dati in tempo reale disponibili online.
- Se pubblica grafici orari o medie giornaliere.
2. Posiziona il tuo sensore
Usa le regole del capitolo precedente. Scegli un punto rappresentativo, a quota persona se vuoi capire l’aria che respiri quando cammini.
3. Avvia la misurazione
Accendi il sensore e lascialo lavorare. La maggior parte dei sensori low-cost ha bisogno di 24-48 ore per “stabilizzarsi” dopo l’accensione. Non prendere sul serio i primissimi dati.
Giorni 1-7 — Confronta le curve
Ogni giorno, per una settimana:
1. Scarica i dati del tuo sensore
La maggior parte dei sensori low-cost ha un’app o una piattaforma web dove vedere i dati in tempo reale e scaricare i grafici giornalieri.
2. Scarica i dati della centralina ARPA
Vai sul sito ARPA e scarica i dati della centralina più vicina, per lo stesso periodo. Molti siti ARPA permettono di scaricare CSV o di visualizzare grafici orari.
3. Confronta gli andamenti
Non guardare i numeri assoluti. Guarda le curve.
- Il tuo sensore e la centralina ARPA salgono e scendono negli stessi momenti?
- I picchi mattutini e serali coincidono?
- Quando ARPA registra aria pulita, anche il tuo sensore scende?
Se le curve si muovono insieme, il tuo sensore funziona. Non sarà preciso al microgrammo, ma ti sta raccontando la stessa storia.
Giorno 7 — Calcola lo scostamento
Dopo una settimana di confronto, calcola lo scostamento medio tra il tuo sensore e la centralina ARPA.
Esempio pratico:
| Giorno | ARPA (PM2.5 media giornaliera) | Tuo sensore (PM2.5 media giornaliera) | Scostamento |
|---|---|---|---|
| 1 | 18 μg/m³ | 22 μg/m³ | +22% |
| 2 | 25 μg/m³ | 30 μg/m³ | +20% |
| 3 | 12 μg/m³ | 14 μg/m³ | +17% |
| … | … | … | … |
Media scostamento: +20%
Annota questo numero. D’ora in poi, quando leggi i dati del tuo sensore, tieni conto dello scostamento.
Da questo momento in poi — Leggi tutto con quel filtro
Se il tuo sensore misura sistematicamente valori più alti del 20% rispetto ad ARPA, non significa che sia rotto. Significa che:
- Sei più vicino a una fonte emissiva (strada trafficata, cantiere).
- Sei in una micro-zona con peggiore ventilazione.
- Il tuo sensore tende a sovrastimare leggermente.
Quello che conta è l’andamento, non il numero assoluto. Se il tuo sensore mostra un picco improvviso e ARPA no, hai trovato qualcosa di locale. Se entrambi mostrano lo stesso picco, è un fenomeno che riguarda tutta la città.
Ricorda anche che molte centraline ARPA sono posizionate in siti di “fondo urbano” (parchi, cortili), quindi è normale che un sensore vicino a una strada dia valori più alti pur avendo andamenti ben correlati.
Se sballa troppo — Riposiziona
Se lo scostamento è sistematicamente superiore al 50%, o se le curve non coincidono mai, c’è un problema:
- Il sensore è troppo vicino a una fonte emissiva diretta (camino, tubo di scarico).
- Il sensore è in un punto troppo riparato o troppo ventilato.
- Il sensore potrebbe avere un malfunzionamento.
In questi casi: riposiziona e ricomincia la calibrazione da capo.
Ricapitolando: la tua routine pratica in 7 giorni
- Giorno 0: Guarda ARPA, posiziona il sensore, avvialo.
- Giorni 1-7: Confronta le curve quotidianamente.
- Giorno 7: Calcola lo scostamento medio.
- Da quel momento: Leggi tutto con quel filtro.
- Se sballa troppo: Riposiziona.
Non serve laurea in ingegneria. Serve solo un minimo di metodo e la voglia di capire davvero cosa stai misurando.
7. Leggere i dati come una storia (e non come un numero)
Un valore alto non significa automaticamente emergenza. Un valore basso non significa che tutto va bene. L’aria è fatta di oscillazioni, micro-picchi, meteorologia e comportamenti quotidiani.
Imparare a leggere i dati significa smettere di guardare numeri isolati e iniziare a vedere storie. Ogni grafico racconta qualcosa: traffico, combustioni domestiche, ozono estivo, inquinamento trasportato da lontano, sorgenti locali.
Il picco delle 8 del mattino racconta il traffico
Cosa vedi:
PM2.5 e NO₂ salgono bruscamente tra le 7 e le 9 del mattino, poi calano.
Cosa significa:
Traffico intenso nelle ore di punta. Auto ferme agli incroci con motori accesi, code, emissioni concentrate. Le condizioni atmosferiche mattutine (aria fredda, poca ventilazione) peggiorano la situazione.
Cosa fare:
Se questo picco coincide con il tragitto casa-scuola, valuta percorsi alternativi meno trafficati. Chiedi al Comune interventi di fluidificazione del traffico o ZTL nelle ore scolastiche.
Il plateau serale racconta le combustioni domestiche
Cosa vedi:
PM2.5 che sale lentamente dal tardo pomeriggio e resta alto fino a notte fonda, soprattutto nei mesi invernali.
Cosa significa:
Caminetti e stufe a legna che si accendono quando le temperature scendono. Le emissioni si accumulano perché la ventilazione notturna è debole.
Cosa fare:
Se vivi in una zona con molte combustioni domestiche, chiedi al Comune di incentivare la sostituzione di stufe vecchie con modelli certificati a basse emissioni. Molte regioni hanno già fondi per questo.
Il picco estivo pomeridiano racconta l’ozono
Cosa vedi:
Ozono che esplode tra le 14 e le 17, nelle giornate soleggiate e calde. Raggiunge il massimo nel primo pomeriggio, poi cala la sera.
Cosa significa:
Reazione fotochimica: altri inquinanti (NO₂, VOC) reagiscono con la luce solare e formano ozono. È un inquinante “secondario”, ma non per questo meno pericoloso.
Cosa fare:
Evita attività fisica intensa nelle ore centrali delle giornate estive calde. Preferisci mattina presto o sera per corse, passeggiate, giochi all’aperto.
I picchi irregolari raccontano sorgenti locali
Cosa vedi:
Picchi improvvisi, brevi, che non coincidono con quelli della centralina ARPA. Salgono e scendono nel giro di un’ora o due.
Cosa significa:
Sorgente emissiva molto vicina al tuo sensore: cantiere edile, camion fermo con motore acceso, falò nel giardino del vicino, attività industriale locale.
Cosa fare:
Annota quando succedono questi picchi. Se sono ricorrenti (es. ogni giorno alla stessa ora), prova a identificare la fonte. Se è un cantiere, verifica che rispetti le normative. Se è un’attività industriale, segnala ad ARPA.
Valori piatti = sensore bloccato
Cosa vedi:
Il grafico è una linea piatta per ore o giorni.
Cosa significa:
Il sensore si è bloccato. Non sta misurando niente, sta solo ripetendo l’ultimo valore registrato.
Cosa fare:
Riavvia il sensore. Se il problema persiste, potrebbe essere difettoso.
Curve divergenti = problema di posizione o fonte molto vicina
Cosa vedi:
Il tuo sensore e la centralina ARPA mostrano andamenti completamente diversi, senza correlazione.
Cosa significa:
Due possibilità:
- Sei troppo vicino a una fonte emissiva diretta che “domina” le tue misurazioni.
- Sei in una micro-zona con dinamiche completamente diverse (es. cortile interno chiuso vs. strada aperta).
Cosa fare:
Riposiziona il sensore in un punto più rappresentativo. Se anche dopo il riposizionamento le curve divergono, significa che stai effettivamente misurando qualcosa di molto locale che ARPA non vede: documentalo e usalo come evidenza di un problema specifico del tuo quartiere.
Leggere i dati come un cittadino, non come un tecnico
Non ti serve una laurea per capire queste storie. Ti serve solo:
- Guardare i grafici, non i numeri.
- Confrontare il tuo sensore con ARPA.
- Chiederti: perché in questo momento il valore sale? Cosa sta succedendo fuori?
L’aria non è un numero. È il risultato di traffico, combustioni, meteorologia, comportamenti collettivi. E ogni curva sul grafico ti sta raccontando una di queste storie.
Impara a leggerle.
8. Dalla misura all’azione: la strategia Eywa per incidere sul tuo Comune
Misurare l’aria non è un hobby. È uno strumento per cambiare le cose.
Un quartiere che misura non è un quartiere che si lamenta: è un quartiere che negozia. Con dati alla mano, diventi un interlocutore credibile per il Comune, per ARPA, per le associazioni locali. Non stai più dicendo “mi sembra che l’aria sia brutta”. Stai dicendo: “Ho misurato per tre mesi, ecco i grafici, ecco i picchi, ecco il problema. Cosa facciamo?”
Questo è potere civico. E funziona, se lo usi bene.
Cosa chiedere al Comune con dati alla mano
1. Monitoraggio ufficiale prolungato
Se i tuoi dati mostrano concentrazioni sistematicamente alte in un punto specifico (es. davanti alla scuola), puoi chiedere che ARPA posizioni una centralina mobile per un periodo di misura ufficiale.
Come chiederlo:
“Abbiamo misurato PM2.5 per tre mesi davanti alla scuola [nome]. I dati mostrano picchi mattutini costanti sopra i 25 μg/m³, significativamente più alti della centralina ARPA di [luogo]. Chiediamo un monitoraggio ufficiale per valutare l’esposizione reale dei bambini.”
2. Interventi sulla viabilità
Se misuri picchi di NO₂ in corrispondenza di un incrocio trafficato, puoi chiedere interventi concreti: semafori intelligenti, rotatorie, corsie preferenziali per bus, attraversamenti pedonali protetti.
Come chiederlo:
“I dati raccolti in [indirizzo] mostrano concentrazioni di NO₂ sistematicamente elevate tra le 7:30 e le 9:00, in coincidenza con il traffico scolastico. Chiediamo interventi di fluidificazione per ridurre tempi di sosta e code.”
3. ZTL o limitazioni orarie
Se i picchi coincidono con le ore scolastiche, puoi chiedere zone a traffico limitato negli orari di ingresso e uscita.
Come chiederlo:
“Proponiamo l’istituzione di una ZTL temporanea in [via/piazza] dalle 7:30 alle 8:30 e dalle 16:00 alle 17:00, per ridurre l’esposizione dei bambini durante il tragitto casa-scuola.”
4. Barriere verdi e interventi urbanistici
Alberi, siepi e barriere vegetali possono ridurre la dispersione del particolato nelle zone più esposte. Non risolvono il problema, ma lo mitigano.
Come chiederlo:
“Chiediamo la piantumazione di una fascia di alberi tra [strada trafficata] e [cortile scolastico] per ridurre la dispersione di PM2.5.”
Come fare un report credibile
Un report ben fatto non è un lamentela. È un documento tecnico, sintetico, chiaro.
Struttura efficace:
1. Introduzione (3 righe):
“Abbiamo monitorato la qualità dell’aria in [luogo] dal [data] al [data] con sensori low-cost calibrati rispetto alla centralina ARPA di [luogo].”
2. Metodo (5 righe):
“Sensore: [modello]. Posizione: [descrizione]. Calibrazione: confronto con dati ARPA per 7 giorni, scostamento medio del X%. Periodo di misura: X settimane.”
3. Risultati (grafici + 10 righe):
Inserisci grafici chiari. Evidenzia i picchi, gli orari critici, le correlazioni con il traffico o altre sorgenti.
4. Richiesta (3 righe):
“Chiediamo [azione concreta: monitoraggio ufficiale / intervento viabilità / ZTL / altro].”
5. Allegati:
Dati grezzi in CSV, grafici confronto con ARPA, foto del punto di misura.
Non esagerare: meno di due pagine + grafici. Se è troppo lungo, non lo leggono.
Come evitare conflitti inutili
❌ Non accusare: “Il Comune non fa niente, l’aria è irrespirabile!”
✅ Proponi: “Abbiamo dati che mostrano un problema specifico. Ecco una possibile soluzione.”
❌ Non sfiduciare le istituzioni: “ARPA non misura niente, i dati ufficiali sono falsi!”
✅ Integra: “I dati ARPA sono affidabili, ma non coprono questa micro-zona. Ecco cosa abbiamo misurato noi.”
❌ Non presentarti come esperto: “I miei dati dimostrano che avete sbagliato tutto!”
✅ Presentati come cittadino informato: “Abbiamo fatto un monitoraggio locale con metodo. Vorremmo discuterne.”
Cosa monitorare “prima e dopo” un intervento urbano
Se il Comune realizza un intervento (nuova pista ciclabile, ZTL, riqualificazione strada), puoi misurare se ha davvero funzionato.
Prima dell’intervento:
Misura per almeno 4 settimane. Annota i picchi, le ore critiche, i pattern ricorrenti.
Dopo l’intervento:
Misura nelle stesse condizioni (stessa stagione, stesso punto, stesso orario) per altre 4 settimane.
Confronta:
I picchi si sono ridotti? Di quanto? Le curve sono cambiate? Puoi documentare l’efficacia (o l’inefficacia) dell’intervento.
Questo è potere civico puro. Non stai solo chiedendo. Stai verificando.
In sintesi: dalla misura all’azione
- Misura con metodo (calibrazione, posizionamento corretto).
- Confronta con ARPA (non sei solo, sei parte di una rete più ampia).
- Documenta (report breve, grafici chiari, richieste concrete).
- Proponi soluzioni (non solo problemi).
- Verifica l’efficacia (monitoraggio prima e dopo).
Il monitoraggio civico non è contro le istituzioni. È con le istituzioni, ma dal basso, con il dettaglio locale che loro non possono coprire.
Usalo bene. Funziona.
9. La rete: creare un micro-osservatorio di quartiere
Un singolo sensore racconta una storia interessante. Una rete di sensori racconta il quartiere intero.
E non servono decine di famiglie. Bastano poche persone coordinate per costruire qualcosa che ha peso politico reale.
3 famiglie → coprono tutto il tragitto scuola
Scenario:
Tre genitori della stessa scuola decidono di misurare l’aria lungo il tragitto casa-scuola.
Strategia:
- Famiglia 1: Sensore vicino all’ingresso della scuola.
- Famiglia 2: Sensore a metà del percorso più frequentato.
- Famiglia 3: Sensore nella zona residenziale di partenza.
Cosa ottieni:
Una mappa completa dell’esposizione dei bambini: non solo “davanti alla scuola”, ma tutto il tragitto. Puoi identificare i punti critici, gli incroci peggiori, le zone più respirabili. Puoi proporre percorsi alternativi sicuri.
5 famiglie → mappa del quartiere
Scenario:
Cinque famiglie o cittadini si coordinano per monitorare punti diversi dello stesso quartiere.
Strategia:
- Un sensore vicino alla strada trafficata.
- Uno nel cortile interno di un condominio.
- Uno nel parco.
- Uno vicino alla fermata dell’autobus.
- Uno nella zona residenziale tranquilla.
Cosa ottieni:
Una mappa dettagliata delle differenze micro-locali. Puoi dimostrare che l’aria cambia drasticamente ogni pochi metri. Puoi identificare le zone più critiche e quelle più respirabili.
10 famiglie → micro-osservatorio civico (con potere politico reale)
Scenario:
Dieci famiglie o cittadini costruiscono una rete coordinata di monitoraggio, con incontri regolari e report condivisi.
Strategia:
- Riunione iniziale: decidete insieme i punti di misura strategici.
- Calibrazione coordinata: tutti confrontano i propri dati con ARPA nello stesso periodo.
- Condivisione dati: piattaforma condivisa (Google Drive, Notion, Telegram) dove tutti caricano i grafici settimanali.
- Report collettivo: ogni mese, uno dei membri sintetizza i dati in un report unico.
- Incontro con il Comune: presentate i dati insieme, non uno alla volta.
Cosa ottieni:
Diventi un interlocutore credibile. Non sei più “il cittadino che si lamenta”. Sei una rete organizzata, con dati solidi, che documenta un problema reale. Il Comune ti prende sul serio. ARPA ti prende sul serio. I giornali locali ti prendono sul serio.
Gli ingredienti fondamentali per una rete che funziona
✅ Coordinamento leggero:
Non serve burocrazia. Bastano incontri mensili o una chat di gruppo dove condividere dati e domande.
✅ Metodo condiviso:
Tutti usano le stesse regole di posizionamento e calibrazione. Altrimenti i dati non sono confrontabili.
✅ Report collettivo:
Non dieci report individuali. Uno solo, firmato da tutti, con i dati aggregati.
✅ Richieste concrete:
Non “l’aria fa schifo”. Ma: “Chiediamo monitoraggio ufficiale in via X” o “Proponiamo ZTL dalle 7:30 alle 8:30”.
✅ Continuità:
Una misura di una settimana non basta. Serve costanza: almeno 3 mesi, meglio 6.
Strumenti pratici per organizzare la rete
Per condividere i dati:
- Google Drive condiviso (cartella con i CSV di ciascun sensore).
- Piattaforme open come Sensor.Community (alcuni sensori caricano automaticamente).
- Notion o fogli Google per report settimanali.
Per comunicare:
- Gruppo Telegram o WhatsApp per aggiornamenti rapidi.
- Incontri mensili dal vivo (o su Zoom) per discutere i dati.
Per visualizzare:
- Grafici su Google Sheets o Excel.
- Mappe su Google My Maps (inserisci i punti di misura e collega i dati).
Dalla rete locale alla rete cittadina
Se il vostro micro-osservatorio funziona, potete allargarvi:
- Coinvolgete altri quartieri.
- Collaborate con associazioni ambientaliste locali.
- Chiedete supporto tecnico ad ARPA: alcune ARPA offrono formazione e supporto a gruppi di cittadini per progetti di monitoraggio civico.
- Entrate in reti nazionali o europee di citizen science.
Ma si parte sempre piccoli: tre famiglie, un tragitto, un quartiere.
Il potere della rete
Un sensore racconta: “Io respiro questa aria.”
Tre sensori raccontano: “I nostri figli respirano questa aria.”
Dieci sensori raccontano: “Tutto il quartiere respira questa aria. E vogliamo che cambi.”
Non sottovalutare questo potere. Le istituzioni rispondono quando vedono organizzazione, dati e continuità.
Costruisci la rete. Funziona.
10. Cosa fare domani mattina — Guida rapida (1 pagina)
Hai letto tutto il manuale. Ora serve solo una cosa: iniziare.
Ecco la tua checklist operativa. Stampala, appendila, usala.
✅ PASSO 1 — Apri il sito ARPA
Vai sul sito della tua ARPA regionale (cerca “[nome regione] ARPA qualità aria”).
Cosa guardare:
- Dati in tempo reale della centralina più vicina a casa tua.
- Report annuale: quali inquinanti sono critici nella tua città?
- Mappe di concentrazione: la tua zona è critica o respirabile?
Tempo: 15 minuti.
✅ PASSO 2 — Decidi cosa vuoi capire
Domandati:
- Vuoi sapere l’aria che respiri nel tragitto casa-scuola?
- Vuoi capire se il cortile dove giocano i bambini è respirabile?
- Vuoi monitorare i picchi di traffico nelle ore di punta?
- Vuoi misurare l’ozono estivo nel parco?
Scegli una cosa. Una sola. Per iniziare basta.
Tempo: 5 minuti.
✅ PASSO 3 — Scegli cosa misurare
In base alla tua risposta al Passo 2:
- Tragitto casa-scuola / strada trafficata → PM2.5 e NO₂
- Cortile / zona residenziale → PM2.5
- Parco / estate → Ozono
- Zona con molti caminetti → PM2.5 (ore serali)
Compra un sensore che misuri quello che ti serve.
Tempo: 1 giorno (per decidere e ordinare).
✅ PASSO 4 — Posiziona il sensore
Usa le regole del capitolo 5:
- Quota persona: 1,5-2 metri dal suolo.
- Vicino alla strada (non sopra): massimo 10-15 metri.
- Punto rappresentativo: non troppo riparato, non troppo esposto.
- Mai troppo vicino a fonti dirette: camini, finestre, tubature.
Tempo: 30 minuti.
✅ PASSO 5 — Avvia la calibrazione
Giorni 1-7:
- Confronta ogni giorno i grafici del tuo sensore con quelli della centralina ARPA.
- Le curve salgono e scendono insieme? Bene.
- Calcola lo scostamento medio (quanto sei sopra o sotto ARPA in percentuale).
Annota lo scostamento. D’ora in poi leggi tutto con quel filtro.
Tempo: 10 minuti al giorno per 7 giorni.
✅ PASSO 6 — Leggi la storia del tuo quartiere
Dopo 7 giorni di calibrazione, inizia a leggere i dati come raccontato nel capitolo 7:
- Picchi mattutini? Traffico.
- Plateau serali? Combustioni domestiche.
- Picchi pomeridiani estivi? Ozono.
- Picchi irregolari? Sorgente locale.
Osserva i pattern per almeno 4 settimane.
Tempo: 5 minuti al giorno, 1 volta a settimana per fare un report.
✅ PASSO 7 — Decidi cosa farne
Opzione 1 — Uso personale:
Usa i dati per scegliere percorsi alternativi, orari migliori per uscire, strategie per ridurre l’esposizione.
Opzione 2 — Azione civica:
Scrivi un report (capitolo 8) e mandalo al Comune, ad ARPA, alla scuola.
Opzione 3 — Rete di quartiere:
Coinvolgi altri genitori, vicini, amici. Costruisci un micro-osservatorio (capitolo 9).
Ricapitolando: i 7 passi
- Apri il sito ARPA → 15 minuti
- Decidi cosa vuoi capire → 5 minuti
- Scegli cosa misurare → 1 giorno
- Posiziona il sensore → 30 minuti
- Calibra per 7 giorni → 10 minuti/giorno
- Leggi i dati per 4 settimane → 5 minuti/giorno
- Decidi cosa farne → dipende da te
Totale tempo effettivo per iniziare: meno di 2 ore + 7 giorni di calibrazione + 4 settimane di osservazione.
Domani mattina, davvero
Apri il sito ARPA.
Tutto il resto viene dopo.
Ma domani mattina, apri il sito ARPA.
Conclusione
Capire l’aria del proprio quartiere non è un privilegio di tecnici e ricercatori. È un diritto. E sempre di più, è anche una necessità.
Questo manuale non ti ha insegnato a sostituire ARPA o a diventare un esperto di inquinamento atmosferico. Ti ha insegnato a integrare il lavoro istituzionale con una conoscenza locale più precisa, più utile, più vicina alla tua vita quotidiana.
Hai imparato che l’aria può cambiare molto già in poche decine di metri, soprattutto vicino al traffico. Che i dati ufficiali sono affidabili ma non sufficienti. Che un sensore low-cost, usato con metodo, può raccontare storie che le reti ufficiali non vedono. Che misurare non basta: serve organizzazione, confronto, azione collettiva.
Ora tocca a te.
Puoi lasciare questo manuale in un cassetto. Oppure puoi aprire domani mattina il sito della tua ARPA, guardare i dati del tuo quartiere, e chiederti: cosa respiro io, qui, adesso?
Da quella domanda parte tutto.
Eywa è un progetto di divulgazione scientifica indipendente che lavora per rendere accessibile la conoscenza ambientale. Questo manuale nasce dalla convinzione che capire l’aria della propria città non sia un privilegio, ma un diritto. E che con metodo, rigore e voglia di fare, ogni cittadino possa trasformare la curiosità in strumento civico.
Per domande, suggerimenti, per raccontarci la tua esperienza: eywadivulgazione.it
📚 Bibliografia essenziale
https://www.who.int/publications/i/item/9789240034228
[Linee guida OMS 2021 sulla qualità dell’aria: limiti raccomandati per PM2.5, NO2, ozono e altri inquinanti; evidenze su salute e rischio sanitario.]
https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2023
[Rapporto annuale EEA sulla qualità dell’aria in Europa: dati, trend e rischio sanitario.]
https://www.snpambiente.it/2023/07/20/rapporto-qualita-dellaria-2023/
[Rapporto SNPA sulla qualità dell’aria in Italia: quadro normativo, reti ARPA, indicatori.]
https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/aria/monitoraggio-della-qualita-dellaria
[Guida ARPA ai monitoraggi ufficiali: stazioni certificate, strumenti, inquinanti normati.]
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/aria-e-clima/qualita-dellaria
[Sezione ISPRA dedicata alla qualità dell’aria: normativa, metodi e indicatori nazionali.]
https://sensor.community/en/
[Documentazione tecnica su sensori low-cost, calibrazione e confronto con reti ufficiali.]
https://aqicn.org/
[Database globale della qualità dell’aria: dati real-time, modelli e confronti.]
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:02008L0050-20150918
[Direttiva europea 2008/50/CE sulla qualità dell’aria e i metodi di misurazione.]
https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=3034
[Ministero della Salute – sintesi ufficiale sugli effetti degli inquinanti atmosferici.]
https://eywadivulgazione.it/tutto-e-connesso-il-microbioma-del-suolo-e-la-rete-segreta-che-sostiene-la-vita/
[Dossier Eywa sul microbioma del suolo e le reti ecologiche invisibili: utile per collegare il monitoraggio dell’aria al funzionamento dei microecosistemi che sostengono la vita.]

