In Italia c’è un settore che cresce in silenzio, fa risparmiare milioni di litri d’acqua e però nei talk show non lo cita nessuno. Non è l’ennesima app “green” da vetrina, ma qualcosa di molto più concreto: l’acquaponica. Pesci, piante, batteri, sensori, serre. Un ecosistema in miniatura che, se lo guardi bene, ti fa una domanda molto semplice: vogliamo davvero continuare a sprecare acqua nei campi, nel 2025, quando esistono sistemi che ne fanno risparmiare fino al 90%?
Roma ha l’impianto che nessuno racconta
Il caso più clamoroso, oggi, è romano. The Circle, azienda agricola alle porte di Roma, ha superato l’ettaro di impianto acquaponico, arrivando a circa 12.500 metri quadri di serre fuori suolo: è tra i più grandi impianti di acquaponica d’Europa. Da lì escono insalate ed erbe aromatiche che, per ogni chilo prodotto, risparmiano circa 180 litri di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale.
Fermati un secondo su questo numero: 180 litri per chilo. Vuol dire che un’insalatina da busta implica, da qualche parte, o un campo che beve come un cammello, o una serra che ha imparato a fare economia. E, sorpresa, la serra è più sobria del campo.
Nel 2024 l’impianto è cresciuto, ha quadruplicato la capacità produttiva e ha iniziato a ragionare non più solo in termini di “startup simpatica” ma di filiera vera, con l’obiettivo di arrivare a oltre 150 mila piante e circa 21 mila chili di insalata l’anno, destinati a ristorazione e grande distribuzione.
Dentro quel modello ci sono tre ingredienti che, per Eywa, sono la combinazione perfetta: drastico risparmio idrico, niente pesticidi, riduzione delle emissioni lungo la filiera secondo le stime interne dell’azienda. Non è la bacchetta magica che risolve tutto, ma è una prova pratica che “si può fare diversamente” non è più uno slogan, è un bilancio.
L’Italia che sperimenta (senza fare rumore)
Roma però non è sola. Nel 2025 la parola “acquaponica” ha iniziato a comparire sempre più spesso dove si parla di innovazione e futuro del cibo. Alla Maker Faire Rome (10-12 ottobre 2025), l’evento della tecnologia e dell’open innovation al Gazometro Ostiense, l’ENEA ha presentato il progetto DEMETRA: un sistema hi-tech per produrre cibo di qualità in ambienti chiusi, basato proprio su una piattaforma acquaponica alimentata da energia fotovoltaica e pensata per riusare gli scarti, ridurre gli sprechi e chiudere i cicli.
Nel mare di gadget tecnologici, robot calciatori e AI “inclusive”, l’impianto acquaponico è passato quasi in sordina. Eppure, se domani dovessimo davvero coltivare cibo in città iper-calde, basi lunari o semplicemente capannoni abbandonati, sarebbe questo il tipo di sistema a darci da mangiare.
Nel frattempo, lungo la penisola, si moltiplicano le esperienze locali. In Campania, il progetto Novacoltura ha messo in piedi il primo impianto di acquaponica della regione, in provincia di Napoli, raccontato come risposta concreta alla crisi climatica e alla scarsità d’acqua. In Sicilia, Mangrovia sperimenta da tempo l’allevamento di pesci e piante fuori suolo con la stessa acqua, tra vantaggi e limiti di un sistema che funziona benissimo sulla carta ma deve fare i conti con costi energetici, gestione dei nutrienti, mercato e burocrazia.
Startup, università e algoritmi
Se allarghiamo lo sguardo alle startup e alle tecnologie collegate, scopriamo che l’acquaponica italiana non è più solo un “impianto fighetto per ristoranti stellati”. C’è chi progetta impianti su misura per aziende, privati e scuole, come Aquaponic Design, spin-off dell’Università di Bologna che porta il fuori suolo nei contesti urbani e nelle serre ad alta tecnologia. Ci sono realtà come Agri Island, che lavorano su smart farm modulari acquaponiche, facendo ricerca per migliorare efficienza e resilienza dei sistemi.
Sul fronte della ricerca, l’onda lunga arriva anche dall’intelligenza artificiale: sensori, algoritmi e piattaforme AI vengono già sperimentati per ottimizzare ossigenazione, qualità dell’acqua, nutrimento delle piante, consumi energetici, con test che partono proprio dagli impianti acquaponici italiani. Il messaggio, sotto sotto, è sempre lo stesso: se trattiamo ogni goccia d’acqua come risorsa preziosa, il digitale serve a non sprecarne nemmeno una.
Ora arrivano le domande scomode
Fin qui sembra tutto perfetto, quasi un depliant pubblicitario. Ma la realtà è un filo più scomoda. L’acquaponica italiana oggi vive in una terra di mezzo: abbastanza matura da produrre cibo e fatturato, troppo poco conosciuta perché una persona media possa entrare al supermercato e trovare chiaramente scritto “insalata da acquaponica, 180 litri d’acqua risparmiati”. Gli impianti crescono, i visitatori si stupiscono, i giornali applaudono all’innovazione, però nel carrello la rivoluzione ancora non si vede.
E non si vede perché nessuno ha il coraggio di metterla a scaffale. Le grandi catene vogliono volumi enormi, disponibilità costante, logistica perfetta e prezzi bassi. Se non hai tutto questo, non entri. La maggior parte delle aziende acquaponiche italiane è ancora troppo piccola per quei volumi. Quindi restano fuori: canale Horeca, negozi locali, vendite dirette.
E poi c’è il problema vero: costa di più. Per quanto efficiente in acqua, l’acquaponica ha costi energetici e di avvio più alti. Pompe, ossigenatori, controllo della temperatura, illuminazione in serra, sensori, manutenzione del ciclo chiuso. Tutto questo incide sul prezzo finale. E il supermercato, se il prezzo non è competitivo, non ti mette a scaffale. Molti impianti sono competitivi a livello premium (2–4 euro/100 g), ma non possono eguagliare le lattughe da 0,99€.
Ma il problema più grande è invisibile: comunicazione zero. Manca un’etichettatura riconoscibile. Nessun bollino. Nessun claim obbligatorio. Nessun racconto chiaro. Quando il consumatore non sa cosa sta comprando, il supermercato non rischia. E quando la GDO non chiede, le aziende non spingono.
Gli impianti acquaponici italiani sono nati vicini alle città, relativamente piccoli, pensati per freschezza estrema con consegna a 24-48 ore. Sono un’alternativa agli ortaggi trasportati da centinaia di chilometri, non un sostituto diretto dell’agricoltura convenzionale che riempie gli scaffali. La loro forza è la qualità e la sostenibilità, non la quantità.
Nel frattempo l’Italia non sa nemmeno come chiamarla: non è acquacoltura, non è idroponica, non è agricoltura tradizionale. È un ibrido burocratico, e questo blocca tutto. Certificazioni, espansioni, fondi pubblici, contratti con la grande distribuzione: ogni passaggio si inceppa perché manca un inquadramento normativo chiaro.
E poi manca la cosa che conta davvero: il trend. La GDO mette a scaffale ciò che è di moda, ha storytelling, ha un movimento social, spinge i consumatori a provarlo. L’acquaponica, oggi, non ce l’ha. Nonostante tutto il suo potenziale, non è ancora diventata un simbolo del futuro del cibo come lo è stato il biologico o il km zero.
C’è poi il tema del benessere animale: dietro ogni serra acquaponica ci sono vasche piene di pesci. Gli impianti italiani usano principalmente tilapie, trote o carpe (fonte: ENEA, Acquaponica in Italia, 2023), ma su quali densità, con quali standard di benessere, le informazioni sono ancora pochissime. La narrazione mainstream ti racconta solo le piante bellissime e le radici immerse nell’acqua pulita; sui pesci, silenzio. Le densità nelle vasche variano da 20 a 60 kg/m³ a seconda della specie, ma i dati italiani sono poco pubblicati.
Una transizione ecologica degna di questo nome non può limitarsi a dire “usiamo meno acqua” se poi si dimentica che, dall’altra parte, ci sono esseri viventi rinchiusi nelle vasche.
Infine resta l’elefante nella stanza: l’energia. Per mantenere in equilibrio un impianto chiuso servono pompe, illuminazione, a volte climatizzazione. ENEA, con DEMETRA, sta già pensando a sistemi integrati con fotovoltaico e accumulo, ma non tutti gli impianti commerciali hanno oggi questo livello di autonomia energetica. La domanda cruciale, quindi, non è solo “quanto acqua risparmiamo?”, ma “quanto emettiamo per tenere accesa questa macchina?”. È lì che si gioca la credibilità climatica dell’acquaponica. Un impianto medio consuma dai 20 ai 50 kWh/giorno ogni 1000 m², molto dipende dal design della serra e dall’illuminazione.
Eywa dice…
L’acquaponica non è la favola perfetta che ti raccontano nelle fiere, ma è uno dei pochi esperimenti concreti in cui l’Italia si sta muovendo davvero verso un uso razionale dell’acqua, del suolo e degli scarti. Sta a noi, come comunità, spingere nella direzione giusta: chiedere trasparenza sulle filiere, pretendere energia rinnovabile a monte, fare domande scomode sul benessere animale e, soprattutto, supportare chi ha il coraggio di piantare serre acquaponiche al posto di parcheggi e capannoni vuoti.
Perché il punto non è innamorarsi della parola “acquaponica”. Il punto è capire che ogni litro d’acqua risparmiato oggi è qualcuno che domani avrà da bere. E se per arrivarci dobbiamo passare da un ecosistema di pesci, lattughe e batteri che lavorano insieme ventiquattr’ore al giorno… be’, forse vale la pena iniziare a domandarci perché questo modello non sia già ovunque.
Bibliografia
Le città biointegrate: come trasformare edifici e spazi urbani in ecosistemi produttivi
https://eywadivulgazione.it/citta-biointegrate/
The Circle inaugura a Roma uno dei più grandi impianti di acquaponica d’Europa
https://esgnews.it/environmental/the-circle-inaugura-a-roma-limpianto-piu-grande-deuropa-di-acquaponica/?utm_source=chatgpt.com
The Circle – Scheda tecnica e dati di risparmio idrico
https://www.thecircle.global/acquaponica/?utm_source=chatgpt.com
The Circle cresce: 180 litri d’acqua risparmiati per ogni kg di insalata
https://esgnews.it/food/the-circle-cresce-lazienda-acquaponica-180-litri-di-acqua-risparmiati-per-ogni-kg-di-insalata/?utm_source=chatgpt.com
ENEA – Sistema hi-tech DEMETRA per produrre cibo in ambienti chiusi
https://www.media.enea.it/comunicati-e-news/archivio-anni/anno-2025/agroindustria-enea-sistema-hi-tech-per-produrre-cibo-di-qualita-in-ambienti-chiusi.html?utm_source=chatgpt.com
Novacoltura – Il primo impianto di acquaponica della Campania
https://www.italiachecambia.org/2025/02/novacoltura-acquaponica-campania/?utm_source=chatgpt.com
Mangrovia – Fare acquaponica in Sicilia tra vantaggi e limiti
https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agronomia/2024/09/27/fare-acquaponica-in-sicilia-tra-vantaggi-e-limiti/85751?utm_source=chatgpt.com
Aquaponic Design – Progetti e applicazioni universitarie per impianti su misura
https://myplantgarden.com/myplantech-aziende-2024/?utm_source=chatgpt.com
Agri Island – Smart farm modulari acquaponiche in Italia
https://www.acquaponica.blog/category/acquaponica/aziende-acquaponica/?utm_source=chatgpt.com
Italiafruit – Intelligenza artificiale applicata agli impianti di acquaponica
https://www.italiafruit.net/lintelligenza-artificiale-entra-negli-impianti-di-acquaponica?utm_source=chatgpt.com

