- lunedì 01 Dicembre 2025
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Influencer e diete social: il lato oscuro dell’alimentazione online

Negli ultimi anni, la prepotente ascesa dei social network ha trasformato radicalmente il modo con cui ci informiamo, intratteniamo e, soprattutto, mangiamo. Gli influencer, veri protagonisti della scena digitale, esercitano un potere straordinario sulle scelte alimentari dei propri follower, spesso promuovendo senza porsi problemi stili di vita che contraddicono le raccomandazioni più classiche e ragionevoli e soprattutto della comunità scientifica.

Un numero crescente di influencer incita a mangiare male, a ignorare le regole di una dieta corretta e a consumare cibi zuccherati, grassi, elaborati, nonostante i ben noti rischi per la salute. Ma perché succede questo? E quali sono le conseguenze sulle persone che seguono tali consigli?

Il meccanismo del consenso e le strategie di engagement

Sui social, il successo è misurato in termini di “engagement”: like, commenti, condivisioni e visualizzazioni. Le piattaforme, tramite algoritmi sofisticati, premiano i contenuti che generano reazioni, favorendo la visualizzazione di video e post capaci di colpire emotivamente.

Il cibo spazzatura, colorato e presentato con creatività, attira facilmente attenzione e appetito, è bello da vedere, mentre alimenti più sani e semplici faticano a ottenere lo stesso impatto. Gli influencer, molti dei quali sono sponsorizzati da grandi marchi alimentari, propongono sfide o esperimenti con dolci ipercalorici o semplicemente invitano a non guardare calorie o ingredienti e mangiare senza alcun problema. Il food porn digitale, che esalta pietanze ricche di zuccheri, grassi e sale, crea una percezione distorta della normalità alimentare.

Questa spinta continua al consumo di cibi non sani deriva da una dinamica psicologica ben nota: La teoria del comportamento sociale dice che le persone tendono a seguire le regole e le abitudini del gruppo a cui appartengono, perché vogliono sentirsi accettate. Se sui social vediamo spesso panini enormi, snack confezionati e bibite zuccherate, iniziamo a considerarli “normali”, attraenti e persino di tendenza, soprattutto per bambini e adolescenti.

Sponsorizzazioni occulte e marketing mascherato

Molti contenuti online sono frutto di una strategia pubblicitaria ben organizzata, ma poco trasparente. Le aziende spendono miliardi per farsi pubblicità sui social, usando la popolarità degli influencer per promuovere cibi che, secondo l’OMS, non andrebbero nemmeno mostrati ai minori. Un’analisi europea ha scoperto che nel 75% dei post questi alimenti avevano così tanti grassi, sale e zuccheri da essere dannosi se consumati spesso. Spesso la pubblicità non viene nemmeno dichiarata, e i giovani finiscono per vedere, senza accorgersene, fino a 18 prodotti “junk” ogni ora che passano online.

Vedere continuamente certi contenuti online influenza direttamente le nostre scelte e abitudini alimentari. Studi nel Regno Unito e negli Stati Uniti mostrano che i bambini che guardano video di youtuber che promuovono snack e bibite zuccherate conoscono meglio questi prodotti e, soprattutto, li consumano di più. Lo stesso accade agli adulti: bombardati ogni giorno da diete lampo, “cheat meals” e falsi miti sul cibo, finiscono per cambiare le proprie abitudini in base a ciò che sembra “di moda”.

Perché gli influencer promuovono abitudini scorrette?

Molti influencer promuovono abitudini alimentari scorrette per motivi che uniscono mancanza di competenze e interessi economici. Spesso non hanno formazione in nutrizione e si affidano solo a esperienze personali o alle richieste dei brand che li sponsorizzano. Parlare di cibo, soprattutto in video di challenge, mukbang (abbuffate in diretta) o assaggi di snack virali, garantisce visualizzazioni veloci perché questi format sono facili da guardare e condividere.

Alcuni, pur sapendo che certi alimenti sono dannosi, sfruttano la moda del cibo “proibito” per sembrare ribelli. Invitano a “godersi la vita” senza limiti, trasformando il cibo in un piacere immediato e liberatorio. Il messaggio, spesso alleggerito con ironia, è che seguire regole e diete sia noioso, mentre lasciarsi andare sia più divertente, ignorando le conseguenze sulla salute.

La tendenza è favorita dall’assenza di regole chiare sul digital food marketing. In molti paesi non esistono limiti severi alle collaborazioni tra influencer e multinazionali del settore, né obblighi di dichiarare quando un contenuto è in realtà pubblicità mascherata.

Le conseguenze sulla salute e sul comportamento dei follower

Le conseguenze di questo fenomeno sono concrete e, secondo la comunità scientifica, possono essere gravi. Nei più giovani, l’abitudine a consumare cibi ultra-processati porta a preferire snack confezionati, bevande zuccherate e fast food, aumentando il rischio di sovrappeso, obesità e malattie correlate già dall’infanzia. Uno studio dell’Università di Vienna ha rilevato che il 20% di bambini e adolescenti è già in sovrappeso o obeso, con un legame diretto tra l’esposizione a contenuti “junk” sui social e l’adozione di comportamenti alimentari scorretti.

Negli adulti, seguire le mode alimentari degli influencer porta spesso ad abbandonare la dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, per regimi irregolari, pieni di snack e piatti molto calorici. Il bombardamento di “fit recipes” e diete miracolose genera confusione e favorisce un rapporto malsano con il cibo, con un aumento dell’alimentazione emotiva, dei disturbi alimentari e, in alcuni casi, dell’ossessione per il controllo del peso.

L’influenza si estende anche alla percezione del corpo. Modelli di magrezza estrema o iper-muscolarità promossi online alimentano insoddisfazione, ansia, stress e disturbi dell’umore, sia nei giovani che negli adulti. Spesso quello che appare come “successo fisico” è il risultato di filtri, fotoritocchi e un uso distorto dei social.

Un aspetto poco considerato è la trasformazione del legame tra cibo e identità. Mangiare diventa uno spettacolo, un simbolo di status, un modo per sentirsi parte di una comunità. Chi adotta abitudini alimentari malsane finisce, consapevolmente o meno, per diffondere a sua volta modelli distorti, alimentando un circolo vizioso che coinvolge migliaia di persone.

Il risultato è una generazione di giovani e adulti sempre più lontana dalle raccomandazioni scientifiche e dalla consapevolezza alimentare, con abitudini dannose che rischiano di compromettere la salute nel lungo periodo.

Verso una maggiore responsabilità digitale

La soluzione non è semplice, ma una strada c’è. Educare, sensibilizzare e regolare sono passi fondamentali per affrontare il problema. Scuole e famiglie devono collaborare per dare ai ragazzi strumenti che li aiutino a capire e valutare in modo critico i contenuti online, mentre social network e governi devono impegnarsi a introdurre regole più severe sulla pubblicità e le sponsorizzazioni digitali.

Gli influencer, se più informati e consapevoli, potrebbero diventare parte della soluzione, promuovendo abitudini sane e creando contenuti che valorizzano varietà, equilibrio e rispetto per il proprio corpo. Di fronte alla forza dei social, la responsabilità condivisa può davvero fare la differenza. Il futuro dell’alimentazione digitale dipende da scelte che proteggano non solo il mercato, ma soprattutto la salute e il benessere della società.

Alessandro Trizio
Alessandro Trizio
Alessandro Trizio è un professionista con una solida expertise multidisciplinare, che abbraccia tecnologia avanzata, analisi politica e strategia geopolitica. Ora è Amministratore e Direttore Strategico del Gruppo Trizio, dirigendo il dipartimento di sicurezza informatica. La sua competenza si estende all'applicazione di soluzioni innovative per la sicurezza cibernetica e la risoluzione di criticità complesse.
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