Un sacco nero che vola dal finestrino, di notte, in una strada di campagna. Una telecamera lo cattura, e quella prova diventa la chiave per sequestrare un furgone, sospendere una patente, aprire un fascicolo. Non è più solo un gesto di inciviltà: in Italia, dall’8 agosto 2025, abbandonare rifiuti è entrato nella sfera dei reati che la legge tratta con la durezza di un crimine. Il decreto-legge 116, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha inasprito pene fino a sette anni quando si tratta di rifiuti pericolosi, e ha introdotto strumenti che parlano la lingua dell’antimafia: confische, videosorveglianza, interdittive per le aziende. È la fotografia di un cambio di passo: dal racconto del danno alla repressione della condotta.
E l’Italia non è sola. In Europa, il vento soffia nella stessa direzione. La nuova Direttiva sui reati ambientali, in vigore dal maggio 2024, obbliga gli Stati a introdurre indagini con strumenti speciali, pene severe, protezioni per chi denuncia. Non pronuncia la parola “ecocidio”, ma riconosce fatti che di fatto lo incarnano: disastri ambientali così vasti da segnare territori e comunità per generazioni.
Intanto, il Consiglio d’Europa ha adottato nel maggio 2025 una Convenzione penale sull’ambiente che cita esplicitamente l’ecocidio e descrive casi di distruzione “vasta, duratura e sostanziale” agli ecosistemi. È come se il cerchio si stesse chiudendo: dall’attivismo al diritto, dalla parola alla norma.
Cosa significa davvero “ecocidio”
La definizione più usata è quella proposta nel 2021 dall’Independent Expert Panel convocato dalla Stop Ecocide Foundation: «atti illeciti o sconsiderati, commessi con la consapevolezza di una sostanziale probabilità di causare danni gravi e diffusi o di lunga durata all’ambiente». Era pensata per entrare nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale come “quinto crimine” accanto a genocidio e crimini contro l’umanità. Non è ancora legge internazionale, ma è la bussola attorno a cui si orienta il dibattito globale.
Da dove viene la parola
La parola “ecocidio” nasce negli anni Settanta. Arthur Galston, biologo americano, sconvolto dall’uso di erbicidi in Vietnam per sterminare intere foreste, denunciò pubblicamente quello che chiamò un attacco alla vita stessa degli ecosistemi. Decenni dopo, l’avvocata scozzese Polly Higgins la riportò al centro della scena, chiedendo a gran voce che fosse riconosciuta come crimine internazionale. Oggi quell’eco lontana si è incontrata con la fredda architettura delle leggi: l’onda emotiva di un grido trasformata in codici e articoli.
L’Europa come laboratorio, l’Italia in scia
Immaginate un capannone isolato, camion che arrivano di notte, bidoni che spariscono nel buio. La Direttiva europea del 2024 dice che scene così non devono più essere indagini senza strumenti: prevede “special investigative tools”, simili a quelli usati contro il crimine organizzato. Vuol dire protezione per chi denuncia, scambio di dati tra Stati, investigatori che possono seguire le tracce dei rifiuti anche oltre confine.
In Italia non partiamo da zero. Dal 2015 esistono gli “ecoreati” nel Codice penale: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo. L’articolo 452-bis punisce l’inquinamento ambientale con carcere e multa. Ma il nuovo decreto-legge 116/2025 ha aggiunto tre ingredienti pesanti: pene più alte, sanzioni tangibili come sospensione della patente e confisca dei mezzi, e tecnologie che affiancano i sopralluoghi con videosorveglianza e dati satellitari.
È il passaggio dalla foto del disastro al fermo-immagine della condotta. Non aspetti più che il fiume muoia: intervieni quando vedi il camion scaricare.
Scene da romanzo civile
Non serve inventare nulla: basta aprire un fascicolo. Un sindaco che firma un’ordinanza dopo che le telecamere stradali hanno immortalato sacchi abbandonati. Una pattuglia che ferma un furgone e ritira la patente. Un pubblico ministero che chiede la confisca di un mezzo usato per lo sversamento. Un giudice che valuta se un’azienda deve essere sospesa dalle attività. Non è narrativa, ma la realtà della giustizia che comincia a chiamare crimine quello che fino a ieri era visto come degrado.
L’ecocidio “in diritto”: a che punto siamo
A livello internazionale, ecocidio non è ancora un crimine riconosciuto dalla Corte penale internazionale. Ma i mattoni sono lì: la definizione proposta nel 2021, la Direttiva europea del 2024, la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2025. In Italia ci sono già proposte di legge per inserire l’ecocidio nel nostro ordinamento, ispirate a quella definizione. Non sono ancora approvate, ma il dibattito è aperto e concreto.
Una parola che ci riguarda da vicino
Ecocidio viene dal greco oikos, casa, e dal latino caedo, uccidere. Uccidere la casa. Non un “danno ambientale”, non uno “scempio” generico: la parola mette davanti agli occhi il legame diretto tra noi e l’ecosistema. Perché non parliamo di sfondo, ma di ciò che ci sostiene.
Raccontarla oggi significa riconoscere che il diritto penale non è più solo pronto soccorso dopo la catastrofe, ma anche sirena di prevenzione, lampeggiante acceso dove serve. Significa riconoscere che ciascuno di noi può fare la sua parte: segnalando violazioni ai Comuni e alle ARPA, seguendo le procedure del Ministero dell’Ambiente per i danni ambientali veri e propri.
È partecipazione civica, non burocrazia. È il nome con cui possiamo chiamare quello che vediamo quando un fiume viene avvelenato o una collina sventrata. E forse è anche la parola che aspettavamo per ricordarci che difendere la natura non è un gesto idealista: è difendere la nostra casa comune.
📚 Per approfondire
- Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116 – Disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti [Norma che inasprisce le pene e introduce nuovi strumenti di indagine in Italia]
- Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea, Direttiva (UE) 2024/… del 20 maggio 2024 sulla tutela penale dell’ambiente [Direttiva che uniforma i reati ambientali a livello europeo]
- Consiglio d’Europa, Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale, 14 maggio 2025 [Trattato internazionale che richiama esplicitamente l’ecocidio]
- Stop Ecocide Foundation, Independent Expert Panel Report on the Legal Definition of Ecocide, giugno 2021 [Documento che propone la definizione giuridica di ecocidio per la Corte penale internazionale]